Mario Bonelli dottore commercialista e Revisore dei conti enti locali. |
Fonte: Cronaca4.it
La Spezia 3 Aprile 2013 ore 18:07
ACAM | Bonelli: «Una soluzione possibile»
LA SPEZIA - Il Tribunale della Spezia è uscito fuori dal coro sulla fallibilità o meno delle società partecipate dagli enti locali e con la sentenza del 20/03/2013 ha stabilito che Acam Ambiente e Acam acque non possono fallire in quanto Enti pubblici. A questo punto, visto l’enorme debito e le numerose perdite di queste due società in house, al fine di tutelare gli interessi ei bisogni dei cittadini, si può azzardare una soluzione.
Premesso che il servizio di smaltimento dei rifiuti e il servizio di erogazione acqua non possono essere interrotti per evidenti motivi, il comune della Spezia e gli altri comuni soci, dovrebbero porre in liquidazione le due società e procedere alla reinternalizzazione, cioè alla gestione in proprio dei servizi, nonchè di reintegrare i lavoratori ex dipendenti comunali, nell’organico delle amministrazioni, con l’inquadramento nella medesima posizione giuridica ed economica, al momento della costituzione delle società in House.
In relazione all’applicabilità della normativa sulla riduzione delle spese di personale e del rispetto del patto di stabilità, si ritiene che, con la reinternalizzazione , occorra procedere ad un particolare computo che includa, nella base di calcolo per accertare la riduzione, le spese per il personale da riassumere sostenute dalla società in house.
Per quanto riguarda i debiti non soddisfatti con la liquidazione, i Comuni ne devono far fronte ai fini della tutela dei creditori sociali che fanno affidamento sulla natura pubblica della Società e sulla maggiore possibilità di ottenere il soddisfacimento del proprio credito. Pertanto i Comuni dovranno prevedere, nei propri bilanci lo stanziamento da impegnarsi per l’accollo dei debiti. E’ evidente che l’inserimento di tali somme, portano i bilanci in disavanzo.
A questo punto la scelta dei Comuni è quella di chiedere il ricorso al pre-dissesto, che è una procedura di riequilibrio finanziario pluriennale introdotta con il D.L. 174/2012. L’assegno-base per i comuni che chiedono di aderire al fondo anti-dissesto si può attestare fino a 300 euro per abitante. E’ questa una forma di finanziamento dello Stato per ottenere l’anticipazione di liquidità necessaria ai Comuni per ripartire. Il piano di rientro può durare fino a 10 anni. Naturalmente l’intero meccanismo è sottoposto alla approvazione del piano di riequilibrio da parte della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti. Occorre ricordare che se il pre-dissesto è una facoltà, il dissesto, al contrario è un obbligo. Io penso che in questa situazione drammatica i Comuni non abbiano molte scelte.
Premesso che il servizio di smaltimento dei rifiuti e il servizio di erogazione acqua non possono essere interrotti per evidenti motivi, il comune della Spezia e gli altri comuni soci, dovrebbero porre in liquidazione le due società e procedere alla reinternalizzazione, cioè alla gestione in proprio dei servizi, nonchè di reintegrare i lavoratori ex dipendenti comunali, nell’organico delle amministrazioni, con l’inquadramento nella medesima posizione giuridica ed economica, al momento della costituzione delle società in House.
In relazione all’applicabilità della normativa sulla riduzione delle spese di personale e del rispetto del patto di stabilità, si ritiene che, con la reinternalizzazione , occorra procedere ad un particolare computo che includa, nella base di calcolo per accertare la riduzione, le spese per il personale da riassumere sostenute dalla società in house.
Per quanto riguarda i debiti non soddisfatti con la liquidazione, i Comuni ne devono far fronte ai fini della tutela dei creditori sociali che fanno affidamento sulla natura pubblica della Società e sulla maggiore possibilità di ottenere il soddisfacimento del proprio credito. Pertanto i Comuni dovranno prevedere, nei propri bilanci lo stanziamento da impegnarsi per l’accollo dei debiti. E’ evidente che l’inserimento di tali somme, portano i bilanci in disavanzo.
A questo punto la scelta dei Comuni è quella di chiedere il ricorso al pre-dissesto, che è una procedura di riequilibrio finanziario pluriennale introdotta con il D.L. 174/2012. L’assegno-base per i comuni che chiedono di aderire al fondo anti-dissesto si può attestare fino a 300 euro per abitante. E’ questa una forma di finanziamento dello Stato per ottenere l’anticipazione di liquidità necessaria ai Comuni per ripartire. Il piano di rientro può durare fino a 10 anni. Naturalmente l’intero meccanismo è sottoposto alla approvazione del piano di riequilibrio da parte della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti. Occorre ricordare che se il pre-dissesto è una facoltà, il dissesto, al contrario è un obbligo. Io penso che in questa situazione drammatica i Comuni non abbiano molte scelte.
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