Salvataggio di Acam, il cda di Hera ha detto "ni"
La multiutility emiliana è interessata all’intesa ma ha preso tempo. Scade la moratoria: rebus-banche
Fonte: valdimagranews.it
di MANRICO PARMA
HERA ha detto nì. La multiutility emiliana, in pista per aggregare Acam alla sua galassia, ha manifestato nuovo interesse per sbarcare alla Spezia, forse un’operazione da considerare testa di ponte verso l’ampliamento del suo business verso la Toscana e nel gioco della concorrenza a Iride e Enia. Al tempo stesso, il cda, convocato ieri pomeriggio a Bologna, esplicitamente per discutere sulla vicenda Acam, ha preso tempo. Un anno di collaborazione non è stato sufficiente a delineare un quadro di interesse: a sfornare un piano industriale, una procedura di aggregazione, una possibile alleanza. I soci del colosso della multiservizi quotata in borsa, sul caso Acam, camminano con i piedi di piombo. Se ne saprà di più tra oggi e domani quando Hera comunicherà ai dirigenti di Via Picco le decisioni e l’intenzione di prendersi ancora qualche giorno prima di sciogliere definitivamente la riserva.
L’ACAM intanto sta sui carboni ardenti. L’azienda partecipata dell’acqua, del gas e dei rifiuti è in attesa di una doppia svolta per evitare di essere travolta dal suo debito finanziario che si aggira sui 300 milioni. Spera come detto che si creino le condizioni per un’aggregazione a Hera. Un passaggio fondamentale per evitare la vendita dei gioielli di famiglia (la quota del settore gas, ad esempio) prima di pensare a procedure di concordato o di fallimento. Nel caso la risposta fossa positiva e Hera decidesse di allungare il suo raggio d’azione al confine fra la Liguria e la Toscana resta da sciogliere il nodo delle banche. Gli istituti di credito dovranno pronunciarsi, a fine giugno, a conclusione del periodo di moratoria concessa ad Acam che da un anno non rifonde loro un quattrino della sua esposizione economica. L’incertezza della situazione rischia di pesare come un macigno per il rilancio dell’azienda. Da un lato Hera che chiederebbe maggiori garanzie e vedrebbe di buon occhio una posizione di garanzia delle banche sull’insolvenza della partecipata spezzina. Dall’altra le stesse banche in attesa di segnali positivo da Bologna. Detto a spanne: garanzie sui debiti per oltre 100 milioni.
SECONDO le indicazioni ricevute da Hera, la multiservizi spezzina, nel frattempo, ha già avviato manovre robuste di riduzione del debito. La più importante è la costituzione della società delle reti. I Comuni riprendono infatti in carico gli acquedotti. Il valore in garanzia è di 125milioni di euro. L’operazione è ormai in dirittura. Acam sta attendendo che tutte le amministrazioni diano il benestare. Sempre i Comuni stanno per prendersi in carico — l’operazione vale altri 15 milioni — l’impianto di Saliceti, dove viene prodotto il combustibile da rifiuto, una struttura che lavora la spazzatura che ogni giorno si produce in di tutta la provincia. Il piano industriale di Acam prevede, inoltre, entro il 2015 una riduzione dei dipendenti dal migliaio attuali a circa ottocento, attraverso il blocco del turn over. Per non parlare dei tagli drastici alle società e agli amministratori e alla vendita di alcuni immobili.
La multiutility emiliana è interessata all’intesa ma ha preso tempo. Scade la moratoria: rebus-banche
Fonte: valdimagranews.it
di MANRICO PARMA
HERA ha detto nì. La multiutility emiliana, in pista per aggregare Acam alla sua galassia, ha manifestato nuovo interesse per sbarcare alla Spezia, forse un’operazione da considerare testa di ponte verso l’ampliamento del suo business verso la Toscana e nel gioco della concorrenza a Iride e Enia. Al tempo stesso, il cda, convocato ieri pomeriggio a Bologna, esplicitamente per discutere sulla vicenda Acam, ha preso tempo. Un anno di collaborazione non è stato sufficiente a delineare un quadro di interesse: a sfornare un piano industriale, una procedura di aggregazione, una possibile alleanza. I soci del colosso della multiservizi quotata in borsa, sul caso Acam, camminano con i piedi di piombo. Se ne saprà di più tra oggi e domani quando Hera comunicherà ai dirigenti di Via Picco le decisioni e l’intenzione di prendersi ancora qualche giorno prima di sciogliere definitivamente la riserva.
L’ACAM intanto sta sui carboni ardenti. L’azienda partecipata dell’acqua, del gas e dei rifiuti è in attesa di una doppia svolta per evitare di essere travolta dal suo debito finanziario che si aggira sui 300 milioni. Spera come detto che si creino le condizioni per un’aggregazione a Hera. Un passaggio fondamentale per evitare la vendita dei gioielli di famiglia (la quota del settore gas, ad esempio) prima di pensare a procedure di concordato o di fallimento. Nel caso la risposta fossa positiva e Hera decidesse di allungare il suo raggio d’azione al confine fra la Liguria e la Toscana resta da sciogliere il nodo delle banche. Gli istituti di credito dovranno pronunciarsi, a fine giugno, a conclusione del periodo di moratoria concessa ad Acam che da un anno non rifonde loro un quattrino della sua esposizione economica. L’incertezza della situazione rischia di pesare come un macigno per il rilancio dell’azienda. Da un lato Hera che chiederebbe maggiori garanzie e vedrebbe di buon occhio una posizione di garanzia delle banche sull’insolvenza della partecipata spezzina. Dall’altra le stesse banche in attesa di segnali positivo da Bologna. Detto a spanne: garanzie sui debiti per oltre 100 milioni.
SECONDO le indicazioni ricevute da Hera, la multiservizi spezzina, nel frattempo, ha già avviato manovre robuste di riduzione del debito. La più importante è la costituzione della società delle reti. I Comuni riprendono infatti in carico gli acquedotti. Il valore in garanzia è di 125milioni di euro. L’operazione è ormai in dirittura. Acam sta attendendo che tutte le amministrazioni diano il benestare. Sempre i Comuni stanno per prendersi in carico — l’operazione vale altri 15 milioni — l’impianto di Saliceti, dove viene prodotto il combustibile da rifiuto, una struttura che lavora la spazzatura che ogni giorno si produce in di tutta la provincia. Il piano industriale di Acam prevede, inoltre, entro il 2015 una riduzione dei dipendenti dal migliaio attuali a circa ottocento, attraverso il blocco del turn over. Per non parlare dei tagli drastici alle società e agli amministratori e alla vendita di alcuni immobili.
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