ESPANSIONE
Opera da Modena alla Marche ed ha mire verso la Toscana
Fonte: valdimagranews.it
BOLOGNA — CHISSÀ se alla fine si stringeranno la mano, col gigante che salva il nano dal naufragio. Certo è che la trattativa va avanti, con l’obiettivo di disegnare un’alleanza senza ombre e piena di sorrisi. I vertici di Hera continuano a lavorare con Acam, multiutility della Spezia, in vista di un possibile matrimonio. Se poi sarà solo una collaborazione o una vera e propria aggregazione si vedrà.
IERI, infatti, il consiglio di amministrazione di viale Berti Pichat ha fatto il punto sul dossier che riguarda l’azienda ligure: non è stata presa nessuna decisione definitiva — né in positivo, né in negativo — però si è concordato di proseguire nel dialogo con i colleghi spezzini. Questa operazione potrebbe permettere a Hera di allargarsi in Liguria e verso la Toscana, sfondando nel mezzo del territorio controllato dalle rivali Iride e Enia che si stanno fondendo, però — e questo è il punto — Acam è ingobbita da debiti per circa 300 milioni di euro, è incalzata dalle banche creditrici e dallo spettro del fallimento. Insomma, il punto di vista del presidente Tomaso Tommasi di Vignano e soci è chiaro: se ci uniamo bene, a patto di non metterci in casa un carrozzone, altrimenti amen, per noi non cambia nulla e non è una sconfitta.
LE DUE multiutility si confrontano da mesi. Sono stati i manager spezzini a prendere in mano per prima il telefono: «Cara Hera, ci aiuti a uscire dai guai assorbendoci nel tuo gruppo? La risposta: Si può fare, a patto che vi rimettiate in sesto. E così da Bologna sono arrivate indicazioni. La più forti: dare vita alla società delle reti, passare ai Comuni anche l’impianto di Saliceti Hera a questo il punto vorrebbe maggiori garanzie su questo punto, magari con la possibilità di rinegoziare le condizioni. Meglio non fare passi più lunghi della gamba. Le risposte, e qui tocca ad Acam lavorare, dovrebbero arrivare a giorni, per poi decidere come procedere — in un senso o nell’altro — ai primi di luglio.
ACAM, con entrate annue che oscillano tra i 210 e i 230 milioni e 260mila clienti, è sì un nano nei confronti di Hera, gigante quotato in Borsa, che va da Modena alle Marche e che ha chiuso il 2009 con ricavi per 4.209 milioni. Però è attiva nei settori dell’acqua, dei rifiuti e del gas, è ben radicata alla Spezia e in qualche zona della Toscana e se ben gestita potrebbe portare business.
Matteo Naccari
IERI, infatti, il consiglio di amministrazione di viale Berti Pichat ha fatto il punto sul dossier che riguarda l’azienda ligure: non è stata presa nessuna decisione definitiva — né in positivo, né in negativo — però si è concordato di proseguire nel dialogo con i colleghi spezzini. Questa operazione potrebbe permettere a Hera di allargarsi in Liguria e verso la Toscana, sfondando nel mezzo del territorio controllato dalle rivali Iride e Enia che si stanno fondendo, però — e questo è il punto — Acam è ingobbita da debiti per circa 300 milioni di euro, è incalzata dalle banche creditrici e dallo spettro del fallimento. Insomma, il punto di vista del presidente Tomaso Tommasi di Vignano e soci è chiaro: se ci uniamo bene, a patto di non metterci in casa un carrozzone, altrimenti amen, per noi non cambia nulla e non è una sconfitta.
LE DUE multiutility si confrontano da mesi. Sono stati i manager spezzini a prendere in mano per prima il telefono: «Cara Hera, ci aiuti a uscire dai guai assorbendoci nel tuo gruppo? La risposta: Si può fare, a patto che vi rimettiate in sesto. E così da Bologna sono arrivate indicazioni. La più forti: dare vita alla società delle reti, passare ai Comuni anche l’impianto di Saliceti Hera a questo il punto vorrebbe maggiori garanzie su questo punto, magari con la possibilità di rinegoziare le condizioni. Meglio non fare passi più lunghi della gamba. Le risposte, e qui tocca ad Acam lavorare, dovrebbero arrivare a giorni, per poi decidere come procedere — in un senso o nell’altro — ai primi di luglio.
ACAM, con entrate annue che oscillano tra i 210 e i 230 milioni e 260mila clienti, è sì un nano nei confronti di Hera, gigante quotato in Borsa, che va da Modena alle Marche e che ha chiuso il 2009 con ricavi per 4.209 milioni. Però è attiva nei settori dell’acqua, dei rifiuti e del gas, è ben radicata alla Spezia e in qualche zona della Toscana e se ben gestita potrebbe portare business.
Matteo Naccari
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