domenica 28 febbraio 2010
venerdì 26 febbraio 2010
giovedì 25 febbraio 2010
mercoledì 24 febbraio 2010
martedì 23 febbraio 2010
lunedì 22 febbraio 2010
"La Nazione" articolo del 19 Febbraio 2010
Provincia - Rifiuti - Piano anti-emergenza, ma manca la discarica
Si insedia il nuovo consorzio fra Provincia e Comuni, mentre parte lo studio per la scelta del sito. Serve una mappa delle aree da bonificare
Smaltimento - La frazione inerte prodotta dal trattamento rifiuti a Saliceti dovrà essere smaltita in una discarica di servizio. La Provincia a suo tempo ha individuato tre siti: Le Gronde a Bonassola, l’ex cava di Rocchetta (nella foto) e Mangina a Borghetto
Differenziata - La raccolta differenziata dei rifiuti dovrà raggiungere nel 2012 il 65 per cento del totale. Il capoluogo ha già avviato un programma di potenziamento. La nuova autorità di ambito è chiamata a coordinare gli interventi di tutti i Comuni
Accordo - Sarà studiata una mappa delle aree del territorio provinciale da bonificare e da riempire con materiale inerte uscito dal ciclo di lavorazione dei rifiuti di Saliceti. L’intervento allungherà la vita alla discarica di servizio
OBIETTIVO - Il capoluogo dà il via al porta a porta In ritardo le altre amministrazioni
Fonte: valdimagranews.it
di MANRICO PARMA
LA CHIUSURA del ciclo rifiuti presenta ancora molte incognite, nonostante progetti anti-emergenza. La scelta di una discarica di servizio e la riorganizzazione delle raccolta differenziata sono i primi insidiosi scogli che dovrà superare la nuova Autorità di ambito territoriale, struttura con valenza giuridica chiamata nei prossimi giorni a far quadrare il cerchio. Si tratta di un consorzio, composto al 30 per cento dalla Provincia e per la restante parte dai Comuni, cui spetta la programmazione e la gestione sul fronte dei rifiuti. Prende il posto dell’assemblea dei sindaci, un organismo coordinato dalla Provincia, che si occupava delle linee di indirizzo ma lasciava a ogni singola amministrazione la capacità contrattuale. Un passaggio importante, quest’ultimo, per rendere più corrispondenti a criteri di efficienza e funzionalità un settore che in passato ha fatto acqua facendo ricadere sulle tasche dei cittadini i costi elevati della raccolta e dello smaltimento.
PRIMO problema per l’Ato? La scelta della discarica di servizio. Ogni Ambito, per legge, deve disporre di un sito dove depositare il materiale inerte prodotto dal trattamento dei rifiuti indifferenziati nell’impianto di Saliceti. Già dal 2003, il piano provinciale dei rifiuti indicava tre opzioni: Le Gronde a Bonassola, l’ex discarica a Rocchetta e Mangina a Borghetto Vara. La prima è l’unica per il momento autorizzata a poter ricevere il «biostabilizzato», che gli esperti assicurano sia inerte e non inquinante. L’ostacolo da superare sono gli alti costi per le opere strutturali a carico del gestore Acam, società non certo in condizioni floride. In alternativa è allo studio la possibilità di utilizzare uno degli altri due siti in Val di Vara. La patata bollente della decisione finale, che passerà attraverso una presa di posizione politica, toccherà all’Ato. Per il momento il materiale inerte prende la strada della discarica di Scarpino, nel genovese, con conseguenti costi elevati a carico di Pantalone.
SECONDO nodo da sciogliere è la decisione sul potenziamento della raccolta differenziata. Non c’è più tempo per un rinvio. Il Comune capoluogo ha preso la situazione di petto e da giugno darà il via alla raccolta porta a porta. Separare il più possibile i rifiuti è un’operazione costosa ma che, in tempo medio-lunghi, porterà a risparmiare un sacco di quattrini. Un balsamo per le bollette delle famiglie e delle aziende sui cui gravano i costi del servizio. In questo contesto, è già stata avanzata la proposta di una tariffa equiparata da Varese Ligure a Ortonovo. Nella fase di avvio le amministrazioni provinciale e comunali dovranno probabilmente intervenire con loro risorse in sostegno dell’Acam. Tra l’altro, la raccolta spinta potrebbe portare a una prospettiva di raddoppio dell’impianto di Boscalino dove ora vengono prodotte 8mila tonnellate di compost fertilizzante da rifiuti umidi e sfalci.
ALTRA questione di non poco conto è il cdr. E’ la parte combustibile prodotto a Saliceti dalla lavorazione dei rifiuti. Ne vengono sfornati 45mila tonnellate l’anno. Costa un occhio della testa spostarlo fuori provincia. L’Acam lo ha spedito prima a Isernia, ora a Lodi e Pavia e in futuro potrebbe allargare il numero degli utilizzatori di questo rifiuto speciale, in modo da avere una disponibilità variegata ed evitare crisi come nel 2009. La riuscita dell’operazione di potenziamento della raccolta differenziata eliminerebbe del tutto la possibilità di fare bruciare all’Enel il cdr, visto la quantità esigua di materiale con proprietà calorifere che verrebbe prodotta a Saliceti.
QUARTO passaggio importante, su cui dovrà lavorare l’Ato, sarà il coinvolgimento di tutti i Comuni nel mettere a punto una mappa delle aree degradate. Obiettivi: smaltire la frazione biostabilizzata e allungare i tempi della discarica di servizio.
Si insedia il nuovo consorzio fra Provincia e Comuni, mentre parte lo studio per la scelta del sito. Serve una mappa delle aree da bonificare
Smaltimento - La frazione inerte prodotta dal trattamento rifiuti a Saliceti dovrà essere smaltita in una discarica di servizio. La Provincia a suo tempo ha individuato tre siti: Le Gronde a Bonassola, l’ex cava di Rocchetta (nella foto) e Mangina a Borghetto
Differenziata - La raccolta differenziata dei rifiuti dovrà raggiungere nel 2012 il 65 per cento del totale. Il capoluogo ha già avviato un programma di potenziamento. La nuova autorità di ambito è chiamata a coordinare gli interventi di tutti i Comuni
Accordo - Sarà studiata una mappa delle aree del territorio provinciale da bonificare e da riempire con materiale inerte uscito dal ciclo di lavorazione dei rifiuti di Saliceti. L’intervento allungherà la vita alla discarica di servizio
OBIETTIVO - Il capoluogo dà il via al porta a porta In ritardo le altre amministrazioni
Fonte: valdimagranews.it
di MANRICO PARMA
LA CHIUSURA del ciclo rifiuti presenta ancora molte incognite, nonostante progetti anti-emergenza. La scelta di una discarica di servizio e la riorganizzazione delle raccolta differenziata sono i primi insidiosi scogli che dovrà superare la nuova Autorità di ambito territoriale, struttura con valenza giuridica chiamata nei prossimi giorni a far quadrare il cerchio. Si tratta di un consorzio, composto al 30 per cento dalla Provincia e per la restante parte dai Comuni, cui spetta la programmazione e la gestione sul fronte dei rifiuti. Prende il posto dell’assemblea dei sindaci, un organismo coordinato dalla Provincia, che si occupava delle linee di indirizzo ma lasciava a ogni singola amministrazione la capacità contrattuale. Un passaggio importante, quest’ultimo, per rendere più corrispondenti a criteri di efficienza e funzionalità un settore che in passato ha fatto acqua facendo ricadere sulle tasche dei cittadini i costi elevati della raccolta e dello smaltimento.
PRIMO problema per l’Ato? La scelta della discarica di servizio. Ogni Ambito, per legge, deve disporre di un sito dove depositare il materiale inerte prodotto dal trattamento dei rifiuti indifferenziati nell’impianto di Saliceti. Già dal 2003, il piano provinciale dei rifiuti indicava tre opzioni: Le Gronde a Bonassola, l’ex discarica a Rocchetta e Mangina a Borghetto Vara. La prima è l’unica per il momento autorizzata a poter ricevere il «biostabilizzato», che gli esperti assicurano sia inerte e non inquinante. L’ostacolo da superare sono gli alti costi per le opere strutturali a carico del gestore Acam, società non certo in condizioni floride. In alternativa è allo studio la possibilità di utilizzare uno degli altri due siti in Val di Vara. La patata bollente della decisione finale, che passerà attraverso una presa di posizione politica, toccherà all’Ato. Per il momento il materiale inerte prende la strada della discarica di Scarpino, nel genovese, con conseguenti costi elevati a carico di Pantalone.
SECONDO nodo da sciogliere è la decisione sul potenziamento della raccolta differenziata. Non c’è più tempo per un rinvio. Il Comune capoluogo ha preso la situazione di petto e da giugno darà il via alla raccolta porta a porta. Separare il più possibile i rifiuti è un’operazione costosa ma che, in tempo medio-lunghi, porterà a risparmiare un sacco di quattrini. Un balsamo per le bollette delle famiglie e delle aziende sui cui gravano i costi del servizio. In questo contesto, è già stata avanzata la proposta di una tariffa equiparata da Varese Ligure a Ortonovo. Nella fase di avvio le amministrazioni provinciale e comunali dovranno probabilmente intervenire con loro risorse in sostegno dell’Acam. Tra l’altro, la raccolta spinta potrebbe portare a una prospettiva di raddoppio dell’impianto di Boscalino dove ora vengono prodotte 8mila tonnellate di compost fertilizzante da rifiuti umidi e sfalci.
ALTRA questione di non poco conto è il cdr. E’ la parte combustibile prodotto a Saliceti dalla lavorazione dei rifiuti. Ne vengono sfornati 45mila tonnellate l’anno. Costa un occhio della testa spostarlo fuori provincia. L’Acam lo ha spedito prima a Isernia, ora a Lodi e Pavia e in futuro potrebbe allargare il numero degli utilizzatori di questo rifiuto speciale, in modo da avere una disponibilità variegata ed evitare crisi come nel 2009. La riuscita dell’operazione di potenziamento della raccolta differenziata eliminerebbe del tutto la possibilità di fare bruciare all’Enel il cdr, visto la quantità esigua di materiale con proprietà calorifere che verrebbe prodotta a Saliceti.
QUARTO passaggio importante, su cui dovrà lavorare l’Ato, sarà il coinvolgimento di tutti i Comuni nel mettere a punto una mappa delle aree degradate. Obiettivi: smaltire la frazione biostabilizzata e allungare i tempi della discarica di servizio.
domenica 21 febbraio 2010
sabato 20 febbraio 2010
mercoledì 17 febbraio 2010
"Il Secolo XIX" articolo del 6 Febbraio 2010
Acam, il cda dà via libera alla società delle reti
APPROVATA LA DELIBERA
Ora spetta ai Comuni azionisti esprimersi sulla linea di via Picco
Fonte: valdimagranews.it
AMERIGO LUALDI
IL CONSIGLIO d’amministrazione di Acam spa ha approvato all’unanimità la delibera che dà la possibilità ai Comuni, soci azionisti, di costituire la società delle reti idriche. Ora spetta alle varie giunte e consigli comunali approvare o meno a loro volta tale indirizzo, uscito da uno studio affidato al team dell’amministrativista Giuseppe Caia, docente all’Università di Bologna. «Confidiamo che, entro febbraio, almeno la maggioranza azionaria dei soci si esprima positivamente», commenta il presidente di Acam, Paolo Garbini. Come lui stesso spiega, la delibera votata dal consiglio d’amministrazione di via Picco prevede sostanzialmente due aspetti: l’incorporazione per fusione di Acam Acque nella società per azioni alla quale verrà trasferito il debito di 125 milioni contratto dalla prima (95 milioni del project financing delle reti e 30 di pregresso); lo scorporo delle reti nella società patrimoniale la cui proprietà andrà ai Comuni e della quale, al contrario di Acam spa, non farà parte la finanziaria Filse. «Questo è il passo necessario prosegue Garbini Ci sono poi altri due scadenze importanti: martedì 16 febbraio si chiude la gara per la vendita del patrimonio immobiliare di Acam che ammonta a 24 milioni di euro. Quindi, va costituita una società analoga a quella delle reti idriche per la gestione dell’impianto di produzione del cdr di Saliceti». Parallelamente all’iter giuridico amministrativo, Garbini sta avviando con le rappresentanze sindacali dei lavoratori di Acam un confronto sulla complessiva riorganizzazione aziendale. Si va avanti, insomma, lungo la stradache, nelle intenzioni di Garbini e dell’amministratore delegato, Ivan Strozzi, dovrebbe condurre all’aggregazione con la multiutility emiliana Hera con cui i rapporti restano costanti nonostante il temporaneo vuoto di potere ai vertici del Comune di Bologna primo socio azioni stadi Hera (come quella della Spezia lo è di Acam) e la data ancora incerta delle elezioni amministrative per la scelta del nuovo sindaco. «La situazione aziendale di Acam viene controllata giorno per giorno al fine di rimettere l’intera struttura lungo le giuste direttrici di gestione e di bilancio spiega Strozzi Abbiamo rivisitato il budget e previsto risparmi per cui si sta andando verso una positiva inversione di tendenza. Sulla tempistica dell’augurabile perfezionamento dei rapporti con Hera non posso ancora esprimermi. Tra un paio di settimane dovrei essere più preciso ». L’amministratore delegato di Acam assicura comunque che la “cura” prescritta per uscire dallo stato comatoso, seppure lenta, sta dando risultati incoraggianti. Come già anticipato da Strozzi a inizio dicembre, cioè due mesi fa, i rimedi passano attraverso un’oculata gestione aziendale e i rapporti con le banche alle quali è stato richiesto il congelamento dei debiti aziendali almeno fino a tutto il 2010. Hera, da parte sua, esige un rapporto tra debito e margine operativo lordo tra il4,5e il 6. Per quanto riguarda il budget 2009, questo è stato sostanzialmente rispettato e, a fine anno, sono stati risparmiati sei milioni di costi di struttura più due o tre sul personale.
APPROVATA LA DELIBERA
Ora spetta ai Comuni azionisti esprimersi sulla linea di via Picco
Fonte: valdimagranews.it
AMERIGO LUALDI
IL CONSIGLIO d’amministrazione di Acam spa ha approvato all’unanimità la delibera che dà la possibilità ai Comuni, soci azionisti, di costituire la società delle reti idriche. Ora spetta alle varie giunte e consigli comunali approvare o meno a loro volta tale indirizzo, uscito da uno studio affidato al team dell’amministrativista Giuseppe Caia, docente all’Università di Bologna. «Confidiamo che, entro febbraio, almeno la maggioranza azionaria dei soci si esprima positivamente», commenta il presidente di Acam, Paolo Garbini. Come lui stesso spiega, la delibera votata dal consiglio d’amministrazione di via Picco prevede sostanzialmente due aspetti: l’incorporazione per fusione di Acam Acque nella società per azioni alla quale verrà trasferito il debito di 125 milioni contratto dalla prima (95 milioni del project financing delle reti e 30 di pregresso); lo scorporo delle reti nella società patrimoniale la cui proprietà andrà ai Comuni e della quale, al contrario di Acam spa, non farà parte la finanziaria Filse. «Questo è il passo necessario prosegue Garbini Ci sono poi altri due scadenze importanti: martedì 16 febbraio si chiude la gara per la vendita del patrimonio immobiliare di Acam che ammonta a 24 milioni di euro. Quindi, va costituita una società analoga a quella delle reti idriche per la gestione dell’impianto di produzione del cdr di Saliceti». Parallelamente all’iter giuridico amministrativo, Garbini sta avviando con le rappresentanze sindacali dei lavoratori di Acam un confronto sulla complessiva riorganizzazione aziendale. Si va avanti, insomma, lungo la stradache, nelle intenzioni di Garbini e dell’amministratore delegato, Ivan Strozzi, dovrebbe condurre all’aggregazione con la multiutility emiliana Hera con cui i rapporti restano costanti nonostante il temporaneo vuoto di potere ai vertici del Comune di Bologna primo socio azioni stadi Hera (come quella della Spezia lo è di Acam) e la data ancora incerta delle elezioni amministrative per la scelta del nuovo sindaco. «La situazione aziendale di Acam viene controllata giorno per giorno al fine di rimettere l’intera struttura lungo le giuste direttrici di gestione e di bilancio spiega Strozzi Abbiamo rivisitato il budget e previsto risparmi per cui si sta andando verso una positiva inversione di tendenza. Sulla tempistica dell’augurabile perfezionamento dei rapporti con Hera non posso ancora esprimermi. Tra un paio di settimane dovrei essere più preciso ». L’amministratore delegato di Acam assicura comunque che la “cura” prescritta per uscire dallo stato comatoso, seppure lenta, sta dando risultati incoraggianti. Come già anticipato da Strozzi a inizio dicembre, cioè due mesi fa, i rimedi passano attraverso un’oculata gestione aziendale e i rapporti con le banche alle quali è stato richiesto il congelamento dei debiti aziendali almeno fino a tutto il 2010. Hera, da parte sua, esige un rapporto tra debito e margine operativo lordo tra il4,5e il 6. Per quanto riguarda il budget 2009, questo è stato sostanzialmente rispettato e, a fine anno, sono stati risparmiati sei milioni di costi di struttura più due o tre sul personale.
martedì 16 febbraio 2010
"La Nazione" articolo del 19 Dicembre 2009
Raccolta dei rifiuti,da gennaio la rivoluzione
I Nodi dell’Ambiente
Nasce il Consorzio di gestione. Primo obiettivo:accelerare la differenziata. Potenziato il porta a porta
Fonte: valdimagranews.it
PAPABILE
Fiasella propone Giulia Micheloni per la prima presidenza
Progetto
Nelle prossime settimane andranno a esaurimento le discariche di Valbosca e di Bonassola. Gli scarti del trattamento di Saliceti verranno impiegati per ripristini ambientali
Contatti
Oltre Isernia e Lodi è possibile che, in questa fase, il combustibile da rifiuto prodotto a Saliceti vada all’estero
Costi
Il potenziamento della differenziata farà diminuire la produzione di cdr e quindi i costi di smaltimento
di MANRICO PARMA
IL 2010 sarà l’anno della svolta nelle strategie di gestione del ciclo rifiuti. Se ne occuperà da gennaio un nuovo consorzio composto dalla Provincia (per il 30 per cento) e dai trentadue Comuni (in quota parte a seconda dell’importanza), assorbendo in parallelo anche la conduzione dell’ambito idrico, per il quale le scelte sono già state definite fino al 2011. Devono invece cambiare passo e uniformarsi su tutto il territorio spezzino i programmi di smaltimento dei rifiuti, privilegiando il riciclaggio e la raccolta differenziata. La fase operativa muoverà i primi passi a primavera. La raccolta domiciliare diventerà il punto cardine del servizio per migliaia di famiglie. Sotto il profilo tecnico, dove non sarà possibile attuarla verranno comunque organizzati interventi vicini a edifici e condomini. I rifiuti organici, la carta, la plastica, le lattine e il vetro andranno separati. Sarà compito del gestore ritirarli fuori della porta di casa. Un servizio quest’ultimo già sperimentato nei comuni di Vezzano e Santo Stefano e attualmente in corso nelle frazioni collinari di Biassa e Pitelli. L’obiettivo è quello di far crescere in breve tempo la percentuale di rifiuti differenziati dall’attuale 25 per cento almeno al 45 per cento, indicato come punto di pareggio fra i costi e l’efficacia del servizio. Il contenimento delle spese è legato anche al pieno funzionamento, annunciato da Acam per gennaio, dell’impianto di trattamento rifiuti a Saliceti.
TUTTAVIA, il «porta a porta» non sarà regola per tutti. Il Consorzio farà partire da gennaio uno studio per capire come adeguare la raccolta della spazzatura a seconda delle varie aree geografiche. Sotto la lente di ingrandimento finiranno la città, la Val di Magra, la Val di Vara e la Riviera. Potrebbe verificarsi ad esempio che il sistema ‘porter a porter’, avviato dall’Acam in centro (con l’eliminazione dei cassonetti e il conferimento dell’immondizia in speciali veicoli, a orari determinati) venga esportato in altri nuclei storici cittadini della provincia. Se ne saprà di più a tempo debito. Infatti, alla fine dello studio i gestori avranno le indicazioni su come agire sotto l’aspetto operativo.
L’ANNUNCIO della costituzione dell’atteso «Ambito rifiuti» è stato dato ieri mattina dal presidente della Provincia Marino Fiasella, dall’assessore all’ambiente Giulia Micheloni, dal dirigente Riccardo Serafini e dal funzionario Paolo Falco. Il Consorzio per la gestione rappresenta lo strumento di intervento delle linee indicate dal piano provinciale di smaltimento approvato nel 2003. Prende in carico la fase attuativa e individua i cambiamenti indispensabili. Il primo passaggio procedurale sarà la delibera consiliare. Il Consorzio avrà personalità giuridica, un suo bilancio, un consiglio di amministrazione di circa dieci membri («Non sono previste indennità», ha tenuto a precisare Fiasella), due segreterie tecniche (una per il settore rifiuti, una per quello dell’acqua) e un direttore.
IL PRESIDENTE ha preannunciato l’indicazione alla carica di presidente proprio di Giulia Micheloni a conferma del ruolo di regia della Provincia, azionista di maggioranza e pronta a investire risorse per il decollo del Consorzio. I costi saranno poi ripartiti fra i soci, cioè i Comuni, e, altra buona notizia per i consumatori, non andranno a incidere sulla tariffa, a differenza di quanto accadeva per il superato Ambito idrico. A proposito di Comuni, manca all’appello il sì di Brugnato (dovrebbe darlo entro fine anno) e quello di Beverino, che per scelta politica ha detto no e si appresta al commissariamento della Regione per quanto concerne lo smaltimento rifiuti.
I Nodi dell’Ambiente
Nasce il Consorzio di gestione. Primo obiettivo:accelerare la differenziata. Potenziato il porta a porta
Fonte: valdimagranews.it
PAPABILE
Fiasella propone Giulia Micheloni per la prima presidenza
Progetto
Nelle prossime settimane andranno a esaurimento le discariche di Valbosca e di Bonassola. Gli scarti del trattamento di Saliceti verranno impiegati per ripristini ambientali
Contatti
Oltre Isernia e Lodi è possibile che, in questa fase, il combustibile da rifiuto prodotto a Saliceti vada all’estero
Costi
Il potenziamento della differenziata farà diminuire la produzione di cdr e quindi i costi di smaltimento
di MANRICO PARMA
IL 2010 sarà l’anno della svolta nelle strategie di gestione del ciclo rifiuti. Se ne occuperà da gennaio un nuovo consorzio composto dalla Provincia (per il 30 per cento) e dai trentadue Comuni (in quota parte a seconda dell’importanza), assorbendo in parallelo anche la conduzione dell’ambito idrico, per il quale le scelte sono già state definite fino al 2011. Devono invece cambiare passo e uniformarsi su tutto il territorio spezzino i programmi di smaltimento dei rifiuti, privilegiando il riciclaggio e la raccolta differenziata. La fase operativa muoverà i primi passi a primavera. La raccolta domiciliare diventerà il punto cardine del servizio per migliaia di famiglie. Sotto il profilo tecnico, dove non sarà possibile attuarla verranno comunque organizzati interventi vicini a edifici e condomini. I rifiuti organici, la carta, la plastica, le lattine e il vetro andranno separati. Sarà compito del gestore ritirarli fuori della porta di casa. Un servizio quest’ultimo già sperimentato nei comuni di Vezzano e Santo Stefano e attualmente in corso nelle frazioni collinari di Biassa e Pitelli. L’obiettivo è quello di far crescere in breve tempo la percentuale di rifiuti differenziati dall’attuale 25 per cento almeno al 45 per cento, indicato come punto di pareggio fra i costi e l’efficacia del servizio. Il contenimento delle spese è legato anche al pieno funzionamento, annunciato da Acam per gennaio, dell’impianto di trattamento rifiuti a Saliceti.
TUTTAVIA, il «porta a porta» non sarà regola per tutti. Il Consorzio farà partire da gennaio uno studio per capire come adeguare la raccolta della spazzatura a seconda delle varie aree geografiche. Sotto la lente di ingrandimento finiranno la città, la Val di Magra, la Val di Vara e la Riviera. Potrebbe verificarsi ad esempio che il sistema ‘porter a porter’, avviato dall’Acam in centro (con l’eliminazione dei cassonetti e il conferimento dell’immondizia in speciali veicoli, a orari determinati) venga esportato in altri nuclei storici cittadini della provincia. Se ne saprà di più a tempo debito. Infatti, alla fine dello studio i gestori avranno le indicazioni su come agire sotto l’aspetto operativo.
L’ANNUNCIO della costituzione dell’atteso «Ambito rifiuti» è stato dato ieri mattina dal presidente della Provincia Marino Fiasella, dall’assessore all’ambiente Giulia Micheloni, dal dirigente Riccardo Serafini e dal funzionario Paolo Falco. Il Consorzio per la gestione rappresenta lo strumento di intervento delle linee indicate dal piano provinciale di smaltimento approvato nel 2003. Prende in carico la fase attuativa e individua i cambiamenti indispensabili. Il primo passaggio procedurale sarà la delibera consiliare. Il Consorzio avrà personalità giuridica, un suo bilancio, un consiglio di amministrazione di circa dieci membri («Non sono previste indennità», ha tenuto a precisare Fiasella), due segreterie tecniche (una per il settore rifiuti, una per quello dell’acqua) e un direttore.
IL PRESIDENTE ha preannunciato l’indicazione alla carica di presidente proprio di Giulia Micheloni a conferma del ruolo di regia della Provincia, azionista di maggioranza e pronta a investire risorse per il decollo del Consorzio. I costi saranno poi ripartiti fra i soci, cioè i Comuni, e, altra buona notizia per i consumatori, non andranno a incidere sulla tariffa, a differenza di quanto accadeva per il superato Ambito idrico. A proposito di Comuni, manca all’appello il sì di Brugnato (dovrebbe darlo entro fine anno) e quello di Beverino, che per scelta politica ha detto no e si appresta al commissariamento della Regione per quanto concerne lo smaltimento rifiuti.
"La Nazione" articolo del 4 Dicembre 2009
L’AD E IL PRESIDENTE FANNO IL PUNTO SUL PIANO DI RISANAMENTO
Ridotti i costi industriali e quelli del personale Strozzi: «Nessun trionfalismo, solo un passo avanti». Azzerate le consulenze
Fonte: valdimagranews.it
di MANRICO PARMA
SOTTO l’albero di Natale, Acam trova dieci milioni. A onor del vero, non è molto per la società multiservizi alle prese con un deficit finanziario che supera i 300milioni. Ma ne riceve un’iniezione di fiducia sulla strada del rilancio che vede l’azienda dell’acqua e dell’ambiente e del gas impegnata sui due fronti: far quadrare i conti e chiudere il ciclo dei rifiuti. Operazioni queste ultime indispensabile per avere l’appoggio e la sinergia del colosso emiliano Hera. «Nessun trionfalismo — ha commentato l’amministratore delegato Ivan Strozzi, chiamato da un anno e mezzo al capezzale di Via Picco — ma facciamo un passo in avanti». L’inversione di tendenza rispetto alle cifre passate da profondo rosso è dovuta al risparmio oltre sei milioni di costi industriali e di tre per costo del personale. Un esempio per tutti: le consulenze sono state azzerate. Acam ha ingaggiato soltanto un professionista esterno ritenuto fin dall’inizio indispensabile sul fronte del personale.
«Altri tempi — ha fatto notare Strozzi — quando la capofila e i suo satelliti contavano 105 amministratori». Aggiungendo: «Attualmente il consiglio della holding è sceso a cinque, la società dell’acqua e dell’ambiente hanno l’amministratore unico. La stessa struttura che avranno tra poche settimane Integra e Centrogas». Il piano industriale auspica una moratoria delle banche sulla forte esposizione dell’Acam. Ancora ieri Strozzi ha lanciato un appello per allungare la restituzione del debito dal medio al lungo termine. Acam è la prima azienda della provincia in quanto a numero di dipendenti: oltre mille. In un quadro di crisi, nessuno di loro dovrà preoccuparsi per gli stipendi e la tredicesime. «Le casse della società sono in grado di erogarli», ha assicurato Strozzi. Proprio oggi Acam incassa un altro punto a favore: il via alla trattative con i sindacati per la riorganizzazione del lavoro. Obiettivi: migliorare la qualità dei servizi e ridurre i costi. Dandone notizia, il presidente della società Paolo Garbini ha sottolineato il ringiovamento della classe dirigenziale, avviata dall’azienda con la chiamata di quarantenni alla dirigenza. Confermati 200 tagli al personale entro il 2015 per effetto del blocco del turn over. Novità anche sul difficile terreno dello smaltimento rifiuti. L’impianto di trattamento Saliceti viene preso in gestione diretta da Acam. L’azienda multiservizi, grazie alla formazione del personale, è in grado di organizzare nel 2010 due turni di lavoro. Ogni giorno riuscirà a macinare tutti i rifiuti prodotti dalla provincia. Fondamentale sarà l’incremento della soglia percentuale di differenziate («Scontiamo ritardi, ma Acam non aveva soldi»). La provincia spezzina è una delle meno virtuose (quasi il 20 % l’anno). Il piano di Acam punta al 40. Sarà allargato all’area nord della città la raccolta porta a porta, attualmente in svolgimento a Pitelli e Biassa con punte di differenziata vicine all’80 per cento. Di fondamentale importanza l’aggiornamento del piano dei rifiuti («La politica deve accelerare il processo», ha detto Garbini). Nel 2010, c’è da trovare una discarica di servizio, visto i costi impossibili dei lavori di adeguamento al sito delle Gronde a Bonassola. E’ lì che andrà il cosiddetto sottovaglio, vale a dire parte dei rifiuti trattati a Saliceti. Acam sta valutando vari scenari. Nessuna conferma su Saturnia, sito da bonificare. L’altra parte, il cdr (combustibile da rifiuto), sono allo studio ricerche di mercati e soluzioni alternative al costoso smaltimento a Isernia. Il presidente Paolo Garbini si è spinto oltre: invitando a guardare oltre i confini provinciali, a Massa e al Tigullio, per sinergie e filiere sul fronte del ciclo rifiuti. L’Acam, inoltre, rispedisce al mittente i pericoli di rischio emergenza («C’è un accordo con Genova per eventuali smaltimenti nella discarica di Scarpino per tutto il 2010). Altro passaggio importante: la società delle reti.Ivan Strozzi si è preso tempo fino a gennaio-febbraio per tracciare il percorso dello scorporo degli acquedetti che torneranno ai Comuni, i quali assicureranno garanzie sul debito di Acam per 145milioni. L’azienda di via Picco ha consultato i migliori giuristi italiani per un’operazione di vitale importanza per la sua sopravvivenza. Paolo Garbini, infine, si è rivolto alla politica chiedendo proposte e dibattiti su Acam al posto di strumentalizzazione e interventi elettoralistici.
Ridotti i costi industriali e quelli del personale Strozzi: «Nessun trionfalismo, solo un passo avanti». Azzerate le consulenze
Fonte: valdimagranews.it
di MANRICO PARMA
SOTTO l’albero di Natale, Acam trova dieci milioni. A onor del vero, non è molto per la società multiservizi alle prese con un deficit finanziario che supera i 300milioni. Ma ne riceve un’iniezione di fiducia sulla strada del rilancio che vede l’azienda dell’acqua e dell’ambiente e del gas impegnata sui due fronti: far quadrare i conti e chiudere il ciclo dei rifiuti. Operazioni queste ultime indispensabile per avere l’appoggio e la sinergia del colosso emiliano Hera. «Nessun trionfalismo — ha commentato l’amministratore delegato Ivan Strozzi, chiamato da un anno e mezzo al capezzale di Via Picco — ma facciamo un passo in avanti». L’inversione di tendenza rispetto alle cifre passate da profondo rosso è dovuta al risparmio oltre sei milioni di costi industriali e di tre per costo del personale. Un esempio per tutti: le consulenze sono state azzerate. Acam ha ingaggiato soltanto un professionista esterno ritenuto fin dall’inizio indispensabile sul fronte del personale.
«Altri tempi — ha fatto notare Strozzi — quando la capofila e i suo satelliti contavano 105 amministratori». Aggiungendo: «Attualmente il consiglio della holding è sceso a cinque, la società dell’acqua e dell’ambiente hanno l’amministratore unico. La stessa struttura che avranno tra poche settimane Integra e Centrogas». Il piano industriale auspica una moratoria delle banche sulla forte esposizione dell’Acam. Ancora ieri Strozzi ha lanciato un appello per allungare la restituzione del debito dal medio al lungo termine. Acam è la prima azienda della provincia in quanto a numero di dipendenti: oltre mille. In un quadro di crisi, nessuno di loro dovrà preoccuparsi per gli stipendi e la tredicesime. «Le casse della società sono in grado di erogarli», ha assicurato Strozzi. Proprio oggi Acam incassa un altro punto a favore: il via alla trattative con i sindacati per la riorganizzazione del lavoro. Obiettivi: migliorare la qualità dei servizi e ridurre i costi. Dandone notizia, il presidente della società Paolo Garbini ha sottolineato il ringiovamento della classe dirigenziale, avviata dall’azienda con la chiamata di quarantenni alla dirigenza. Confermati 200 tagli al personale entro il 2015 per effetto del blocco del turn over. Novità anche sul difficile terreno dello smaltimento rifiuti. L’impianto di trattamento Saliceti viene preso in gestione diretta da Acam. L’azienda multiservizi, grazie alla formazione del personale, è in grado di organizzare nel 2010 due turni di lavoro. Ogni giorno riuscirà a macinare tutti i rifiuti prodotti dalla provincia. Fondamentale sarà l’incremento della soglia percentuale di differenziate («Scontiamo ritardi, ma Acam non aveva soldi»). La provincia spezzina è una delle meno virtuose (quasi il 20 % l’anno). Il piano di Acam punta al 40. Sarà allargato all’area nord della città la raccolta porta a porta, attualmente in svolgimento a Pitelli e Biassa con punte di differenziata vicine all’80 per cento. Di fondamentale importanza l’aggiornamento del piano dei rifiuti («La politica deve accelerare il processo», ha detto Garbini). Nel 2010, c’è da trovare una discarica di servizio, visto i costi impossibili dei lavori di adeguamento al sito delle Gronde a Bonassola. E’ lì che andrà il cosiddetto sottovaglio, vale a dire parte dei rifiuti trattati a Saliceti. Acam sta valutando vari scenari. Nessuna conferma su Saturnia, sito da bonificare. L’altra parte, il cdr (combustibile da rifiuto), sono allo studio ricerche di mercati e soluzioni alternative al costoso smaltimento a Isernia. Il presidente Paolo Garbini si è spinto oltre: invitando a guardare oltre i confini provinciali, a Massa e al Tigullio, per sinergie e filiere sul fronte del ciclo rifiuti. L’Acam, inoltre, rispedisce al mittente i pericoli di rischio emergenza («C’è un accordo con Genova per eventuali smaltimenti nella discarica di Scarpino per tutto il 2010). Altro passaggio importante: la società delle reti.Ivan Strozzi si è preso tempo fino a gennaio-febbraio per tracciare il percorso dello scorporo degli acquedetti che torneranno ai Comuni, i quali assicureranno garanzie sul debito di Acam per 145milioni. L’azienda di via Picco ha consultato i migliori giuristi italiani per un’operazione di vitale importanza per la sua sopravvivenza. Paolo Garbini, infine, si è rivolto alla politica chiedendo proposte e dibattiti su Acam al posto di strumentalizzazione e interventi elettoralistici.
"Il Secolo XIX" articolo del 01 Dicembre 2009
Impianto di Saliceti nel mirino: L’aria è diventata irrespirabile
Il comitato popolare denuncia i disagi provocati dal compattatore dei rifiuti. No all’area industriale della Macchia
Fonte: valdimagranews.it
BASTA miasmi provocati dal compattatore di Saliceti, no al nuovo insediamento industriale della Macchia. E’ un fiume in piena Carla Bertolotti, presidente del comitato cittadino “Vivere bene la Macchia”, che in occasione dell’incontro organizzato da “Progetto Uomo” non ha mancato di attaccare l’amministrazione comunale santo stefanese e quella provinciale sui problemi insoluti dell’area. «L’inadeguatezza del compattatore di Saliceti è sotto gli occhi di tutti, i filtri non funzionano e l’impianto presenta enormi criticità che danneggiano i cittadini: l’aria è irrespirabile, i miasmi sono ormai all’ordine del giorno e sono diventati insopportabili, la scia sgradevole della spazzatura percepita ben oltre la nostra zona.Questa è la qualità della vita alla quale andremo incontro nei prossimi anni? E pensare–sottolinealaBertolotti– che l’impianto è solo ad un terzo delle sue potenzialità lavorative: quando lavorerà a pieno regime (90mila tonnellate all’anno; ndr) i disagi aumenteranno notevolmente». Il comitato cittadino boccia senza appello la possibilità di incenerire il cdr nella centrale Enel, opzione che per il Comitato produrrebbe solo malattie e scorie da smaltire, e lancia il modello alternativo per lo smaltimento dei rifiuti. «Il processo di estrusione dei rifiuti eliminerebbe gran parte delle criticità, senza inquinare l’ambiente. In provincia di Treviso un’azienda si occupa dell’intero ciclo dei rifiuti rivendendo i frutti del riciclaggio (in particolare sabbie per l’attività edilizia; ndr), e né l’amministrazione provinciale né i cittadini pagano un euro per il servizio».Ma l’attenzione del comitato negli ultimi tempi è stata catalizzata dalla realizzazione di un’ area artigianale di Piana del Molinetto, realizzata dall’amministrazione comunale di Santo Stefano Magra assieme a Confartigianato. Quell’area deve essere assoggettata alla valutazione ambientale strategica – spiega la Bertolotti – ma finora non è stato attivato nessun procedimento. Chiediamo un tavolo tecnico con la partecipazione di tutti gli attori e dei cittadini interessati. Non vorremmo che l’area (100milametri quadrati sui quali verranno realizzati ventidue capannoni; ndr) si trasformasse nell’ennesima area industriale».
MATTEO MARCELLO
Il comitato popolare denuncia i disagi provocati dal compattatore dei rifiuti. No all’area industriale della Macchia
Fonte: valdimagranews.it
BASTA miasmi provocati dal compattatore di Saliceti, no al nuovo insediamento industriale della Macchia. E’ un fiume in piena Carla Bertolotti, presidente del comitato cittadino “Vivere bene la Macchia”, che in occasione dell’incontro organizzato da “Progetto Uomo” non ha mancato di attaccare l’amministrazione comunale santo stefanese e quella provinciale sui problemi insoluti dell’area. «L’inadeguatezza del compattatore di Saliceti è sotto gli occhi di tutti, i filtri non funzionano e l’impianto presenta enormi criticità che danneggiano i cittadini: l’aria è irrespirabile, i miasmi sono ormai all’ordine del giorno e sono diventati insopportabili, la scia sgradevole della spazzatura percepita ben oltre la nostra zona.Questa è la qualità della vita alla quale andremo incontro nei prossimi anni? E pensare–sottolinealaBertolotti– che l’impianto è solo ad un terzo delle sue potenzialità lavorative: quando lavorerà a pieno regime (90mila tonnellate all’anno; ndr) i disagi aumenteranno notevolmente». Il comitato cittadino boccia senza appello la possibilità di incenerire il cdr nella centrale Enel, opzione che per il Comitato produrrebbe solo malattie e scorie da smaltire, e lancia il modello alternativo per lo smaltimento dei rifiuti. «Il processo di estrusione dei rifiuti eliminerebbe gran parte delle criticità, senza inquinare l’ambiente. In provincia di Treviso un’azienda si occupa dell’intero ciclo dei rifiuti rivendendo i frutti del riciclaggio (in particolare sabbie per l’attività edilizia; ndr), e né l’amministrazione provinciale né i cittadini pagano un euro per il servizio».Ma l’attenzione del comitato negli ultimi tempi è stata catalizzata dalla realizzazione di un’ area artigianale di Piana del Molinetto, realizzata dall’amministrazione comunale di Santo Stefano Magra assieme a Confartigianato. Quell’area deve essere assoggettata alla valutazione ambientale strategica – spiega la Bertolotti – ma finora non è stato attivato nessun procedimento. Chiediamo un tavolo tecnico con la partecipazione di tutti gli attori e dei cittadini interessati. Non vorremmo che l’area (100milametri quadrati sui quali verranno realizzati ventidue capannoni; ndr) si trasformasse nell’ennesima area industriale».
MATTEO MARCELLO
"La Nazione" articolo del 24 Novembre 2009
ACAM - Discariche esaurite,costi esorbitanti per smaltire i rifiuti
L’ALLARME IMMONDIZIA SCUOTE LA PROVINCIA
Da disinnescare entro fine anno la bomba della chiusura del ciclo di smaltimento. «Dieci milioni in più l’aggravio per i cittadini»
Fonte: valdimagranews.it
di MANRICO PARMA
IL RISCHIO di un’emergenza rifiuti scuote la provincia. Resta da disinnescare la bomba della chiusura del ciclo di smaltimento. Manca all’appello una discarica di servizio. Acam, in crisi finanziaria, non ha abbastanza risorse per ampliare il sito delle Gronde a Bonassola. Valbosca, sulle colline della città, ha esaurito. Impraticabile l’ipotesi di Rocchetta e Borghetto, in Val di Vara. Il gestore sta mettendo a punto un progetto che prevede di rispolverare Saturnia, sulle alture di Pagliari. Il piano provinciale dei rifiuti aveva fissato come obiettivo l’autosufficienza. Ma la chiusura del ciclo rifiuti è in alto mare. Entro fine anno bisognerà decidere. Oltre a essere stato una delle cause della grave crisi finanziaria dell’azienda partecipata di via Picco, la mancata individuazione di una soluzione allo smaltimento della spazzatura rappresenta anche un enorme aggravio di costi: per le famiglie e per le aziende, costretti dal 2004 a pagare nella tassa rifiuti gli «extra» derivanti dal trasporto per lo smaltimento dei rifiuti fuori provincia.
LA PROVINCIA della Spezia produce 136mila tonnellate all’anno di rifiuti solidi urbani. Di questi 33mila e 400 sono raccolti in modo differenziato, con una percentuale del 24 per cento, inferiore all’obiettivo fissato dal piano della Provincia che nel 2008 indicava una soglia del 48 per cento. L’attuale gestione dello smaltimento? A Boscalino funziona un impianto per la produzione di compost, la frazione umida dei rifiuti trattati. Il compost in parte viene utilizzato nei riempimenti stradali e in minima parte come fertilizzante in agricoltura, mentre il grosso va comunque in discarica. La parte non organica viene inviata all’impianto di Saliceti, in attività dall’inizio del 2009, che produce il cosiddetto cdr, combustibile da rifiuto. Il limite massimo di produzioni di cdr dell’impianto è di 90mila tonnellate l’anno. Questo dato unito al basso livello di raccolta differenziata comporta che attualmente la struttura del Piano di Vezzano, nuova di zecca, non è in grado di trattare tutte le 100mila tonnellate di rifiuti. Non essendo in funzione un sistema di smaltimento provinciale, il combustibile da rifiuto viene inviato in diversi impianti privati: a Isernia, Lodi e Peccioli. Notevole l’aggravio dei costi. «Secondo il piano finanziario, elaborato dalla Provincia nella progettazione di Saliceti, il costo di produzione e smaltimento di ogni tonnellata di cdr avrebbe dovuto essere di 49,5 euro a tonnellata. Attualmente il trasporto fuori provincia costa 153,37 euro a tonnellata», ha tuonato ieri Giacomo Gatti nel corso del convegno pdl «Acam e rifiuti - Spezia cenerentola d’Italia». Le due discariche di servizio — Bonassola (Le Gronde) e Valbosca (La Spezia), quest’ultima riaperta nel 2008 per far fronte all’emergenza — hanno esaurito la loro capienza. La Provincia e il Comune hanno dovuto accordarsi di corsa con la Provincia di Genova e la Regione per spostare 22mila tonnellate di rifiuti (8mila di spazzatura, 12mila di residuo del cdr e 2mila di ingombranti) nella discarica genovese di Scarpino. Nella stessa delibera si impone anche all’ Ambito dei rifiuti, organismo che prenderà vita a giorni, di individuare entro la fine del 2009 un nuovo sito di discarica in ambito provinciale. Come detto Acam sta valutando l’ipotesi di riaprire Saturnia, attualmente destinata alle ceneri della centrale Enel. Per il 2010, comunque, l’accordo con Genova prevede, qualora non si riesca a mettere in funzione una discarica spezzina, di utilizzare il sito di Scarpino. L’eventuale entrata in funzione di Saturnia passerebbe attraverso una modifica del piano provinciale dei rifiuti approvato nel marzo 2003, pratica non certo indolore. Scartate invece le ipotesi alternative di discarica nei siti di Rocchetta e di Borghetto, previsti dal piano di smaltimenti. Il motivo: la mancanza di risorse per renderli praticabili.
SIAMO o non siamo in emergenza rifiuti? Giacomo Gatti (nel tondo), promotore del convegno pdl di ieri in sala Dante, ha attaccato: «Spezia oggi si trova oggettivamente in emergenza perchè non ha più nemmeno un impianto sul suo territorio per lo smaltimento dei rifiuti. Una situazione assurda che costa circa 10milioni di euro in più all’anno agli spezzini e che è il frutto di quindici anni di mancate scelte da parte delle amministrazione di centrosinistra». C’è il rischio di vedere la spazzatura in mezzo alla strada? «No — ha risposto Gatti — solo perchè i nostri amministratori scaricano sulle tasche dei cittadini costi esorbitanti per fare fare alla nostra spazzatura il giro di mezza Italia». Soluzioni? «In democrazia le proposte spettano alla maggioranza. Noi siamo pronti a confrontarci e condividere tutte le soluzioni serie e concrete in grado di risolvere il problema a costi minori per i cittadini». Tipo? «Penso a un termovalorizzatore di ultima generazione, all’ipotesi Enel o a tutte le altre prospettive che utilizzino le più moderne tecnologie». Compresa la raccolta differenziata spinta? «E’ una pura utopia arrivare al 70 per cento di differenziata. I costi sarebbero per i cittadini. La soglia ottimale è il 40-45 per cento. Il resto dei rifiuti deve essere bruciato come succede in tutte le realtà avanzate, compresa l’Emilia che ha 10 termovalorizzatori attivi. La salvezza di Acam passa principalmente attraverso la definitiva scelta sulla chiusura del ciclo dei rifiuti della provincia».
L’ALLARME IMMONDIZIA SCUOTE LA PROVINCIA
Da disinnescare entro fine anno la bomba della chiusura del ciclo di smaltimento. «Dieci milioni in più l’aggravio per i cittadini»
Fonte: valdimagranews.it
di MANRICO PARMA
IL RISCHIO di un’emergenza rifiuti scuote la provincia. Resta da disinnescare la bomba della chiusura del ciclo di smaltimento. Manca all’appello una discarica di servizio. Acam, in crisi finanziaria, non ha abbastanza risorse per ampliare il sito delle Gronde a Bonassola. Valbosca, sulle colline della città, ha esaurito. Impraticabile l’ipotesi di Rocchetta e Borghetto, in Val di Vara. Il gestore sta mettendo a punto un progetto che prevede di rispolverare Saturnia, sulle alture di Pagliari. Il piano provinciale dei rifiuti aveva fissato come obiettivo l’autosufficienza. Ma la chiusura del ciclo rifiuti è in alto mare. Entro fine anno bisognerà decidere. Oltre a essere stato una delle cause della grave crisi finanziaria dell’azienda partecipata di via Picco, la mancata individuazione di una soluzione allo smaltimento della spazzatura rappresenta anche un enorme aggravio di costi: per le famiglie e per le aziende, costretti dal 2004 a pagare nella tassa rifiuti gli «extra» derivanti dal trasporto per lo smaltimento dei rifiuti fuori provincia.
LA PROVINCIA della Spezia produce 136mila tonnellate all’anno di rifiuti solidi urbani. Di questi 33mila e 400 sono raccolti in modo differenziato, con una percentuale del 24 per cento, inferiore all’obiettivo fissato dal piano della Provincia che nel 2008 indicava una soglia del 48 per cento. L’attuale gestione dello smaltimento? A Boscalino funziona un impianto per la produzione di compost, la frazione umida dei rifiuti trattati. Il compost in parte viene utilizzato nei riempimenti stradali e in minima parte come fertilizzante in agricoltura, mentre il grosso va comunque in discarica. La parte non organica viene inviata all’impianto di Saliceti, in attività dall’inizio del 2009, che produce il cosiddetto cdr, combustibile da rifiuto. Il limite massimo di produzioni di cdr dell’impianto è di 90mila tonnellate l’anno. Questo dato unito al basso livello di raccolta differenziata comporta che attualmente la struttura del Piano di Vezzano, nuova di zecca, non è in grado di trattare tutte le 100mila tonnellate di rifiuti. Non essendo in funzione un sistema di smaltimento provinciale, il combustibile da rifiuto viene inviato in diversi impianti privati: a Isernia, Lodi e Peccioli. Notevole l’aggravio dei costi. «Secondo il piano finanziario, elaborato dalla Provincia nella progettazione di Saliceti, il costo di produzione e smaltimento di ogni tonnellata di cdr avrebbe dovuto essere di 49,5 euro a tonnellata. Attualmente il trasporto fuori provincia costa 153,37 euro a tonnellata», ha tuonato ieri Giacomo Gatti nel corso del convegno pdl «Acam e rifiuti - Spezia cenerentola d’Italia». Le due discariche di servizio — Bonassola (Le Gronde) e Valbosca (La Spezia), quest’ultima riaperta nel 2008 per far fronte all’emergenza — hanno esaurito la loro capienza. La Provincia e il Comune hanno dovuto accordarsi di corsa con la Provincia di Genova e la Regione per spostare 22mila tonnellate di rifiuti (8mila di spazzatura, 12mila di residuo del cdr e 2mila di ingombranti) nella discarica genovese di Scarpino. Nella stessa delibera si impone anche all’ Ambito dei rifiuti, organismo che prenderà vita a giorni, di individuare entro la fine del 2009 un nuovo sito di discarica in ambito provinciale. Come detto Acam sta valutando l’ipotesi di riaprire Saturnia, attualmente destinata alle ceneri della centrale Enel. Per il 2010, comunque, l’accordo con Genova prevede, qualora non si riesca a mettere in funzione una discarica spezzina, di utilizzare il sito di Scarpino. L’eventuale entrata in funzione di Saturnia passerebbe attraverso una modifica del piano provinciale dei rifiuti approvato nel marzo 2003, pratica non certo indolore. Scartate invece le ipotesi alternative di discarica nei siti di Rocchetta e di Borghetto, previsti dal piano di smaltimenti. Il motivo: la mancanza di risorse per renderli praticabili.
SIAMO o non siamo in emergenza rifiuti? Giacomo Gatti (nel tondo), promotore del convegno pdl di ieri in sala Dante, ha attaccato: «Spezia oggi si trova oggettivamente in emergenza perchè non ha più nemmeno un impianto sul suo territorio per lo smaltimento dei rifiuti. Una situazione assurda che costa circa 10milioni di euro in più all’anno agli spezzini e che è il frutto di quindici anni di mancate scelte da parte delle amministrazione di centrosinistra». C’è il rischio di vedere la spazzatura in mezzo alla strada? «No — ha risposto Gatti — solo perchè i nostri amministratori scaricano sulle tasche dei cittadini costi esorbitanti per fare fare alla nostra spazzatura il giro di mezza Italia». Soluzioni? «In democrazia le proposte spettano alla maggioranza. Noi siamo pronti a confrontarci e condividere tutte le soluzioni serie e concrete in grado di risolvere il problema a costi minori per i cittadini». Tipo? «Penso a un termovalorizzatore di ultima generazione, all’ipotesi Enel o a tutte le altre prospettive che utilizzino le più moderne tecnologie». Compresa la raccolta differenziata spinta? «E’ una pura utopia arrivare al 70 per cento di differenziata. I costi sarebbero per i cittadini. La soglia ottimale è il 40-45 per cento. Il resto dei rifiuti deve essere bruciato come succede in tutte le realtà avanzate, compresa l’Emilia che ha 10 termovalorizzatori attivi. La salvezza di Acam passa principalmente attraverso la definitiva scelta sulla chiusura del ciclo dei rifiuti della provincia».
lunedì 15 febbraio 2010
" cronaca4" CDR Centrale Enel
Intervista al Presidente Ordine dei Medici della Provincia della Spezia:
Dott. Salvatore BARBAGALLO
Intervista al Presidente AIMPA La Spezia (Associazione Italiana Medici per l'Ambiente):
Dott. Marco RIVIERI
Prima parte
Seconda parte
Fonte: cronaca4 - www.cronaca4.it
Dott. Salvatore BARBAGALLO
Intervista al Presidente AIMPA La Spezia (Associazione Italiana Medici per l'Ambiente):
Dott. Marco RIVIERI
Prima parte
Seconda parte
Fonte: cronaca4 - www.cronaca4.it
LIBRI: Profondo ACAM di Renzo Raffaelli ed. 2009
"Adnkronos" articolo del 13 Giugno 2008
La Spezia: primo impianto ligure per la produzione di Cdr (combustibile da rifiuti)
Fonte: adnkronos
Url : http://www.adnkronos.com/IGN/Regioni/Liguria.php?id=1.0.2252069107
Genova, 13 giu. - (Adnkronos) - La provincia della Spezia volta pagina nella gestione dello smaltimento dei rifiuti, dotandosi di un impianto che trasforma il rifiuto in risorsa, il Cdr, 'combustibile da rifiuti', destinato alla produzione di energia alternativa. L'opera e' stata realizzata dalla multiutility spezzina Acam in attuazione del piano provinciale dei rifiuti, in localita' Saliceti di Vezzano Ligure, una zona baricentrica e di facile accesso veicolare, compresa tra l'autostrada Genova-Livorno e lo svincolo di accesso che collega il casello di S.Stefano Magra con il raccordo per La Spezia.
L'impianto e' stato concepito per contenere e ridurre l'impatto ambientale, e salvaguardare il territorio che lo ospita grazie alla moderna tecnologia e al supporto di specifiche scelte architettoniche. Raccogliera' oltre 80 mila tonnellate all'anno di rifiuti urbani residui non pericolosi e, attraverso un processo meccanico-biologico, produrra' circa 40 mila tonnellate all'anno di Cdr, utilizzabile nella produzione di energia alternativa.
Il processo prevede una prima fase durante la quale il rifiuto, controllato e pesato all'entrata, viene triturato e separato dai materiali ferrosi. Dopo questo pretrattamento, il rifiuto entra nel cuore dell'impianto, rappresentato dalle biocelle, chiuse ermeticamente e isolate, dove rimarra' il tempo necessario per la biostabilizzazione, processo biologico controllato e accelerato che lo rendera' secco e non piu' putrescibile. Il rifiuto viene infine trasferito nel compartimento di raffinazione e produzione di Cdr. Tutte le operazioni avvengono al chiuso, in locali dotati di sistemi di aspirazione e di ricambio dell'aria, per assorbire gli odori derivanti dalle fasi di lavorazione. L'aria in uscita e' purificata da un biofiltro vegetale posto sulla copertura dell'impianto. Alla fine del processo, meno del 20 per cento del rifiuto in entrata, finira' come materiale inerte igienizzato e stabilizzato in discarica.
La durata dei lavori per la costruzione dell'impianto di Saliceti e' stata pari a 14 mesi. Dal oggi, giorno dell'inaugurazione, saranno effettuate per due settimane le prove in bianco di tutte le apparecchiature, e successivamente quelle a carico, trattando il rifiuto in quantita' via via crescenti fino ad arrivare a regime. Il costo complessivo dell'impianto e' stato di 24 milioni di euro, finanziati in parte da Acam e in parte da un contributo regionale.
L'inaugurazione dell'impianto e' avvenuta alla presenza delle massime autorita' civili e militari provinciali e regionali. Sono intervenuti: il sindaco di Vezzano Ligure, Paola Giannarelli; il presidente della Provincia della Spezia, Marino Fiasella; il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando; il presidente di Acam Spa, Stefano Sgorbini; l'amministratore delegato di Acam SpA, Pierluigi Tortora e l'amministratore delegato dell'impresa costruttrice, la Ladurner di Bolzano, Burkhard Klotz. Monsignor Bassano Staffieri, poi, vescovo emerito della diocesi spezzina, ha benedetto l'impianto. La cerimonia d'inaugurazione si e' conlusa con la visita guidata all'impianto, coordinata dall'ing. Renzo Casadio, direttore dei lavori, affiancato dal collega Giulio Maggi, responsabile per la sicurezza.
"La provincia della Spezia - ha dichiarato il sindaco di Vezzano Ligure, Paola Giannarelli - ha scelto la strada del Cdr, che passa attraverso un miglioramento e un'intensificazione della raccolta differenziata. Per questo dobbiamo avere delle garanzie sul controllo dell'impianto e dei rifiuti in ingresso, affinche' il Cdr ottenuto risponda ai requisiti di legge".
"E' terminata la stagione dei ricorsi e dell'opposizione alla realizzazione dell'impianto - ha dichiarato poi il sindaco di S.Stefano Magra, Juri Mazzanti - questo e' il tempo della responsabilita' e della consapevolezza: lo smaltimento dei rifiuti e' una realta' quotidiana e inderogabile rispetto alla quale, stringenti logiche di campanile, non hanno piu' ragione di essere. L'impianto Cdr va visto oggi piu' di ieri come una soluzione capace di dare risposte certe al fabbisogno provinciale spezzino, ponendo fine allo smaltimento dei rifiuti in siti esterni, con conseguente aggravio sui bilanci delle famiglie e dei comuni".
"L'Amministrazione comunale di S.Stefano Magra - ha proseguito Mazzanti - e' decisa e pronta ad attuare un ferreo controllo sulla funzionalita' dell'impianto, e per questo auspica che si definisca al piu' presto il previsto organismo di vigilanza, affinche' possa essere operativo con l'entrata in servizio dell'impianto Cdr. Con la stessa concretezza, dovra' essere da subito aperta una riflessione seria su investimenti da realizzarsi sull'area, tanto per l'incremento dei servizi, quanto per ridurre l'aggravio di traffico veicolare collegato all'apertura di Saliceti".
"L'avvio dell'impianto che abbiamo realizzato a Saliceti - ha spiegato il presidente Acam, Stefano Sgorbini - chiude una lunga fase di smaltimento a discarica, entro e fuori provincia, dei rifiuti prodotti nel nostro territorio. Si apre ora un nuovo capitolo caratterizzato da tre aspetti molto importanti: la piena autonomia locale nel ciclo di smaltimento, con drastica riduzione delle discariche; un sensibile abbattimento dei costi di gestione a vantaggio dei cittadini, e il recupero di energia mediante la combustione del Cdr, ricavato dal trattamento dei rifiuti urbani".
"L'impianto Cdr di Saliceti - ha aggiunto Sgorbini - e' dimensionato per accogliere i rifiuti raccolti in modo indifferenziato nell'intero comprensorio provinciale. E' dotato di una tecnologia innovativa di ultima generazione, a bassissimo impatto ambientale ed elevata efficienza di trattamento: dal rifiuto in ingresso si recupera oltre il 50 per cento in materia e potenziale energia, il 25 per cento e' restituito in umidita' per evaporazione, e meno del 25 per cento in scarti inerti da avviare a discarica. E' un'eccellenza industriale nel contesto regionale e nazionale - ha concluso il presidente - che si differenzia da altri tipi di impianti Cdr per il sistema di biostabilizzazione dei rifiuti, tramite le biocelle. Per assicurare controlli e trasparenza sulla funzionalita' dell'impianto, sara' costituito un nucleo di vigilanza, nominato dalla Provincia, dai comuni di Vezzano Ligure e S.Stefano Magra e da Acam".
La peculiarita' del momento e' stata sottolineata dall'amministratore delegato Acam, Pierluigi Tortora: "E' un importante evento che corona un obiettivo perseguito e avviato fin dal 2003, e che vede oggi il territorio provinciale dotarsi di un impianto tecnologicamente all'avanguardia in un settore, quello dei rifiuti solidi urbani, attualmente al centro dell'attenzione su scala nazionale e europea. Nell'ambito del binomio energia-ambiente il gruppo Acam ha avviato da alcuni anni comportamenti e strategie coerenti con l'esigenza di rispettare l'ambiente, in un processo che consentira' nel medio termine un cambiamento culturale, e che permettera' di connotare il gruppo per l'attenta responsabilita' sociale. E' in questo quadro - ha concluso Tortora - che il gruppo Acam si pone con attenzione a tutte le nuove tecnologie che, nel pieno rispetto dell'ambiente, permettono la valorizzazione dei prodotti di scarto rivenienti dai processi produttivi di tutti i settori aziendali".
"L'impianto della Spezia - ha spiegato l'amministratore delegato della Ladurner, Burkhard Klotz - e' il secondo impianto per la produzione di Cdr con la tecnologia Ladurner di stabilizzazione a secco del rifiuto, e post trattamento meccanico del materiale bioessicato, per ottenere un Cdr di qualita'. La nostra prima esperienza e' infatti l'impianto di Venezia-Fusina, famoso in tutta Italia e indicato unanimemente come esempio da seguire, oramai in funzione dal 2001 con ottime performance, che produce da oltre 150 tonnellate all'anno di rifiuti circa 90 mila di Cdr forma di fluff, balle e bricchette. A Fusina, nel novembre 1998 - ha concluso Klotz - la regione Veneto ha siglato con provincia e comune di Venezia e Enel, un protocollo d'intesa per l'utilizzo del Cdr in co-combustione con il carbone, nella centrale termoelettrica Enel di Fusina".
Fonte: adnkronos
Url : http://www.adnkronos.com/IGN/Regioni/Liguria.php?id=1.0.2252069107
Genova, 13 giu. - (Adnkronos) - La provincia della Spezia volta pagina nella gestione dello smaltimento dei rifiuti, dotandosi di un impianto che trasforma il rifiuto in risorsa, il Cdr, 'combustibile da rifiuti', destinato alla produzione di energia alternativa. L'opera e' stata realizzata dalla multiutility spezzina Acam in attuazione del piano provinciale dei rifiuti, in localita' Saliceti di Vezzano Ligure, una zona baricentrica e di facile accesso veicolare, compresa tra l'autostrada Genova-Livorno e lo svincolo di accesso che collega il casello di S.Stefano Magra con il raccordo per La Spezia.
L'impianto e' stato concepito per contenere e ridurre l'impatto ambientale, e salvaguardare il territorio che lo ospita grazie alla moderna tecnologia e al supporto di specifiche scelte architettoniche. Raccogliera' oltre 80 mila tonnellate all'anno di rifiuti urbani residui non pericolosi e, attraverso un processo meccanico-biologico, produrra' circa 40 mila tonnellate all'anno di Cdr, utilizzabile nella produzione di energia alternativa.
Il processo prevede una prima fase durante la quale il rifiuto, controllato e pesato all'entrata, viene triturato e separato dai materiali ferrosi. Dopo questo pretrattamento, il rifiuto entra nel cuore dell'impianto, rappresentato dalle biocelle, chiuse ermeticamente e isolate, dove rimarra' il tempo necessario per la biostabilizzazione, processo biologico controllato e accelerato che lo rendera' secco e non piu' putrescibile. Il rifiuto viene infine trasferito nel compartimento di raffinazione e produzione di Cdr. Tutte le operazioni avvengono al chiuso, in locali dotati di sistemi di aspirazione e di ricambio dell'aria, per assorbire gli odori derivanti dalle fasi di lavorazione. L'aria in uscita e' purificata da un biofiltro vegetale posto sulla copertura dell'impianto. Alla fine del processo, meno del 20 per cento del rifiuto in entrata, finira' come materiale inerte igienizzato e stabilizzato in discarica.
La durata dei lavori per la costruzione dell'impianto di Saliceti e' stata pari a 14 mesi. Dal oggi, giorno dell'inaugurazione, saranno effettuate per due settimane le prove in bianco di tutte le apparecchiature, e successivamente quelle a carico, trattando il rifiuto in quantita' via via crescenti fino ad arrivare a regime. Il costo complessivo dell'impianto e' stato di 24 milioni di euro, finanziati in parte da Acam e in parte da un contributo regionale.
L'inaugurazione dell'impianto e' avvenuta alla presenza delle massime autorita' civili e militari provinciali e regionali. Sono intervenuti: il sindaco di Vezzano Ligure, Paola Giannarelli; il presidente della Provincia della Spezia, Marino Fiasella; il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando; il presidente di Acam Spa, Stefano Sgorbini; l'amministratore delegato di Acam SpA, Pierluigi Tortora e l'amministratore delegato dell'impresa costruttrice, la Ladurner di Bolzano, Burkhard Klotz. Monsignor Bassano Staffieri, poi, vescovo emerito della diocesi spezzina, ha benedetto l'impianto. La cerimonia d'inaugurazione si e' conlusa con la visita guidata all'impianto, coordinata dall'ing. Renzo Casadio, direttore dei lavori, affiancato dal collega Giulio Maggi, responsabile per la sicurezza.
"La provincia della Spezia - ha dichiarato il sindaco di Vezzano Ligure, Paola Giannarelli - ha scelto la strada del Cdr, che passa attraverso un miglioramento e un'intensificazione della raccolta differenziata. Per questo dobbiamo avere delle garanzie sul controllo dell'impianto e dei rifiuti in ingresso, affinche' il Cdr ottenuto risponda ai requisiti di legge".
"E' terminata la stagione dei ricorsi e dell'opposizione alla realizzazione dell'impianto - ha dichiarato poi il sindaco di S.Stefano Magra, Juri Mazzanti - questo e' il tempo della responsabilita' e della consapevolezza: lo smaltimento dei rifiuti e' una realta' quotidiana e inderogabile rispetto alla quale, stringenti logiche di campanile, non hanno piu' ragione di essere. L'impianto Cdr va visto oggi piu' di ieri come una soluzione capace di dare risposte certe al fabbisogno provinciale spezzino, ponendo fine allo smaltimento dei rifiuti in siti esterni, con conseguente aggravio sui bilanci delle famiglie e dei comuni".
"L'Amministrazione comunale di S.Stefano Magra - ha proseguito Mazzanti - e' decisa e pronta ad attuare un ferreo controllo sulla funzionalita' dell'impianto, e per questo auspica che si definisca al piu' presto il previsto organismo di vigilanza, affinche' possa essere operativo con l'entrata in servizio dell'impianto Cdr. Con la stessa concretezza, dovra' essere da subito aperta una riflessione seria su investimenti da realizzarsi sull'area, tanto per l'incremento dei servizi, quanto per ridurre l'aggravio di traffico veicolare collegato all'apertura di Saliceti".
"L'avvio dell'impianto che abbiamo realizzato a Saliceti - ha spiegato il presidente Acam, Stefano Sgorbini - chiude una lunga fase di smaltimento a discarica, entro e fuori provincia, dei rifiuti prodotti nel nostro territorio. Si apre ora un nuovo capitolo caratterizzato da tre aspetti molto importanti: la piena autonomia locale nel ciclo di smaltimento, con drastica riduzione delle discariche; un sensibile abbattimento dei costi di gestione a vantaggio dei cittadini, e il recupero di energia mediante la combustione del Cdr, ricavato dal trattamento dei rifiuti urbani".
"L'impianto Cdr di Saliceti - ha aggiunto Sgorbini - e' dimensionato per accogliere i rifiuti raccolti in modo indifferenziato nell'intero comprensorio provinciale. E' dotato di una tecnologia innovativa di ultima generazione, a bassissimo impatto ambientale ed elevata efficienza di trattamento: dal rifiuto in ingresso si recupera oltre il 50 per cento in materia e potenziale energia, il 25 per cento e' restituito in umidita' per evaporazione, e meno del 25 per cento in scarti inerti da avviare a discarica. E' un'eccellenza industriale nel contesto regionale e nazionale - ha concluso il presidente - che si differenzia da altri tipi di impianti Cdr per il sistema di biostabilizzazione dei rifiuti, tramite le biocelle. Per assicurare controlli e trasparenza sulla funzionalita' dell'impianto, sara' costituito un nucleo di vigilanza, nominato dalla Provincia, dai comuni di Vezzano Ligure e S.Stefano Magra e da Acam".
La peculiarita' del momento e' stata sottolineata dall'amministratore delegato Acam, Pierluigi Tortora: "E' un importante evento che corona un obiettivo perseguito e avviato fin dal 2003, e che vede oggi il territorio provinciale dotarsi di un impianto tecnologicamente all'avanguardia in un settore, quello dei rifiuti solidi urbani, attualmente al centro dell'attenzione su scala nazionale e europea. Nell'ambito del binomio energia-ambiente il gruppo Acam ha avviato da alcuni anni comportamenti e strategie coerenti con l'esigenza di rispettare l'ambiente, in un processo che consentira' nel medio termine un cambiamento culturale, e che permettera' di connotare il gruppo per l'attenta responsabilita' sociale. E' in questo quadro - ha concluso Tortora - che il gruppo Acam si pone con attenzione a tutte le nuove tecnologie che, nel pieno rispetto dell'ambiente, permettono la valorizzazione dei prodotti di scarto rivenienti dai processi produttivi di tutti i settori aziendali".
"L'impianto della Spezia - ha spiegato l'amministratore delegato della Ladurner, Burkhard Klotz - e' il secondo impianto per la produzione di Cdr con la tecnologia Ladurner di stabilizzazione a secco del rifiuto, e post trattamento meccanico del materiale bioessicato, per ottenere un Cdr di qualita'. La nostra prima esperienza e' infatti l'impianto di Venezia-Fusina, famoso in tutta Italia e indicato unanimemente come esempio da seguire, oramai in funzione dal 2001 con ottime performance, che produce da oltre 150 tonnellate all'anno di rifiuti circa 90 mila di Cdr forma di fluff, balle e bricchette. A Fusina, nel novembre 1998 - ha concluso Klotz - la regione Veneto ha siglato con provincia e comune di Venezia e Enel, un protocollo d'intesa per l'utilizzo del Cdr in co-combustione con il carbone, nella centrale termoelettrica Enel di Fusina".
"Federambiente.it" notizie 12 Giugno 2008
Nuovo impianto "waste to energy" realizzato dalla multiutility Acam della Spezia
Fonte: FederambienteUrl : http://www.federambiente.it/default.aspx?PS=1&ST=1&Action=04a
Comunicato Stampa Acam S.p.A. scaricabile quì [formato PDF - 74 Kb]
Nuovo impianto "Waste to Energy" realizzato dalla multiutility ACAM della Spezia. In attuazione del Piano Provinciale dei Rifiuti ACAM spa ha realizzato l'impianto CDR in località Saliceti (La Spezia) che assicurerà la completa autonomia locale nello smaltimento dei rifiuti.
Per ulteriori approfondimenti: http://www.acamspa.com/acamambiente_cdr.asp
Il Secolo XIX articolo del 13 dicembre 2006
Caro Maggiani, leggo con piacere i suoi interventi e specialmente quelli relativi al nostro territorio. Voglio fare una considerazione sull’impianto di Salicieti, località nel Comune di Vezzano Ligure, impianto di biossicazione, in poche parole si tratta di rifiuti, cioè rumenta. L’Acam ha iniziato qui un cantiere il 6 novembre e già si vede quanto sarà devastante per l’ambiente. Ma veniamo al mio interesse per l’argomento: ho un piccolo terreno (680 metri quadrati) che disgraziatamente è situato proprio nell’angolo più infelice, tra l’autostrada, il cavalcavia e la recinzione fresca fresca fatta dall’Acam. Hanno chiusa la strada che arrivava direttamente e hanno fatto una deviazione lunghissima per arrivare ai miei campi (dicono per ora provvisoria), praticamente in un carcere. In questo terreno dove coltivo viti ed ortaggi, c’è una baracca, un pozzo, i fiori e tutti i miei ricordi, della mia famiglia, di tante vendemmie, dei bellissimi campi confinanti che erano di proprietà, dove un mezzadro coltivava ed allevava il bestiame e dove c’era una bella stalla con annessa casetta. In questi giorni, lavorando con enormi ruspe per piantare i pali per la recinzione, mi hanno sradicato una pianta di fico che aveva minimo sessant’anni, hanno rotto un piccolo melo, una pianta di lazzerulo, la serra e inoltre hanno fatto i loro bisogni nei miei campi, lasciando una montagnetta di carta igienica. Quando ho chiesto spiegazioni al dirigente del cantiere mi ha risposto che non erano stati loro, che una ditta con grandi possibilità come la loro non avrebbe avuto nessun interesse a negare per così poca cosa. Quello che mi ha fatto più male è che ho capito quanto non contino più i sentimenti: che cosa possono valere alcune piante, chi sono io? Davide contro Golia? Non conta niente la gente che si è tassata per portare avanti una lotta, per difendere il territorio e coinvolgere i politici in scelte condivise come la raccolta differenziata. I nostri amministratori hanno dimenticato che rappresentano tutti noi? Come ci giudicheranno i nostri figli, che cosa lasceremo loro, inquinamento e diritti calpestati?
Risposta di Maurizio Maggiani:
Forse ai nostri figli potremo lasciare in eredità qualcos’altro, magari anche solo quel po’ di dignità che ci viene - e che i nostri figli saprebbero scorgere in noi - dall’aver vissuto difendendo con i denti un fico, un melo e due macchie di ortensia in nome di ciò che hanno da dare alla nostra anima. Io credo che si possa fare un impianto di biossicazione, come qualunque altra cosa, senza usurpare, offendere devastare, estirpare, inzozzare. Credo sinceramente che quell’impianto vada fatto, ma c’è un buon modo e un pessimo modo per farlo. E, comunque, qualunque cosa è necessario realizzare per il bene e l’interesse della comunità, non può essere fatta contro i suoi membri. Un lavoro ben fatto è ciò che chiediamo come se si trattasse di chissà quale follia. Ed è il minimo che ci è dovuto.
Risposta di Maurizio Maggiani:
Forse ai nostri figli potremo lasciare in eredità qualcos’altro, magari anche solo quel po’ di dignità che ci viene - e che i nostri figli saprebbero scorgere in noi - dall’aver vissuto difendendo con i denti un fico, un melo e due macchie di ortensia in nome di ciò che hanno da dare alla nostra anima. Io credo che si possa fare un impianto di biossicazione, come qualunque altra cosa, senza usurpare, offendere devastare, estirpare, inzozzare. Credo sinceramente che quell’impianto vada fatto, ma c’è un buon modo e un pessimo modo per farlo. E, comunque, qualunque cosa è necessario realizzare per il bene e l’interesse della comunità, non può essere fatta contro i suoi membri. Un lavoro ben fatto è ciò che chiediamo come se si trattasse di chissà quale follia. Ed è il minimo che ci è dovuto.
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