lunedì 22 febbraio 2010

"La Nazione" articolo del 19 Febbraio 2010

Provincia - Rifiuti - Piano anti-emergenza, ma manca la discarica

Si insedia il nuovo consorzio fra Provincia e Comuni, mentre parte lo studio per la scelta del sito. Serve una mappa delle aree da bonificare

Smaltimento - La frazione inerte prodotta dal trattamento rifiuti a Saliceti dovrà essere smaltita in una discarica di servizio. La Provincia a suo tempo ha individuato tre siti: Le Gronde a Bonassola, l’ex cava di Rocchetta (nella foto) e Mangina a Borghetto

Differenziata - La raccolta differenziata dei rifiuti dovrà raggiungere nel 2012 il 65 per cento del totale. Il capoluogo ha già avviato un programma di potenziamento. La nuova autorità di ambito è chiamata a coordinare gli interventi di tutti i Comuni

Accordo - Sarà studiata una mappa delle aree del territorio provinciale da bonificare e da riempire con materiale inerte uscito dal ciclo di lavorazione dei rifiuti di Saliceti. L’intervento allungherà la vita alla discarica di servizio

OBIETTIVO - Il capoluogo dà il via al porta a porta In ritardo le altre amministrazioni

Fonte: valdimagranews.it

di MANRICO PARMA
LA CHIUSURA del ciclo rifiuti presenta ancora molte incognite, nonostante progetti anti-emergenza. La scelta di una discarica di servizio e la riorganizzazione delle raccolta differenziata sono i primi insidiosi scogli che dovrà superare la nuova Autorità di ambito territoriale, struttura con valenza giuridica chiamata nei prossimi giorni a far quadrare il cerchio. Si tratta di un consorzio, composto al 30 per cento dalla Provincia e per la restante parte dai Comuni, cui spetta la programmazione e la gestione sul fronte dei rifiuti. Prende il posto dell’assemblea dei sindaci, un organismo coordinato dalla Provincia, che si occupava delle linee di indirizzo ma lasciava a ogni singola amministrazione la capacità contrattuale. Un passaggio importante, quest’ultimo, per rendere più corrispondenti a criteri di efficienza e funzionalità un settore che in passato ha fatto acqua facendo ricadere sulle tasche dei cittadini i costi elevati della raccolta e dello smaltimento.
PRIMO problema per l’Ato? La scelta della discarica di servizio. Ogni Ambito, per legge, deve disporre di un sito dove depositare il materiale inerte prodotto dal trattamento dei rifiuti indifferenziati nell’impianto di Saliceti. Già dal 2003, il piano provinciale dei rifiuti indicava tre opzioni: Le Gronde a Bonassola, l’ex discarica a Rocchetta e Mangina a Borghetto Vara. La prima è l’unica per il momento autorizzata a poter ricevere il «biostabilizzato», che gli esperti assicurano sia inerte e non inquinante. L’ostacolo da superare sono gli alti costi per le opere strutturali a carico del gestore Acam, società non certo in condizioni floride. In alternativa è allo studio la possibilità di utilizzare uno degli altri due siti in Val di Vara. La patata bollente della decisione finale, che passerà attraverso una presa di posizione politica, toccherà all’Ato. Per il momento il materiale inerte prende la strada della discarica di Scarpino, nel genovese, con conseguenti costi elevati a carico di Pantalone.
SECONDO nodo da sciogliere è la decisione sul potenziamento della raccolta differenziata. Non c’è più tempo per un rinvio. Il Comune capoluogo ha preso la situazione di petto e da giugno darà il via alla raccolta porta a porta. Separare il più possibile i rifiuti è un’operazione costosa ma che, in tempo medio-lunghi, porterà a risparmiare un sacco di quattrini. Un balsamo per le bollette delle famiglie e delle aziende sui cui gravano i costi del servizio. In questo contesto, è già stata avanzata la proposta di una tariffa equiparata da Varese Ligure a Ortonovo. Nella fase di avvio le amministrazioni provinciale e comunali dovranno probabilmente intervenire con loro risorse in sostegno dell’Acam. Tra l’altro, la raccolta spinta potrebbe portare a una prospettiva di raddoppio dell’impianto di Boscalino dove ora vengono prodotte 8mila tonnellate di compost fertilizzante da rifiuti umidi e sfalci.
ALTRA questione di non poco conto è il cdr. E’ la parte combustibile prodotto a Saliceti dalla lavorazione dei rifiuti. Ne vengono sfornati 45mila tonnellate l’anno. Costa un occhio della testa spostarlo fuori provincia. L’Acam lo ha spedito prima a Isernia, ora a Lodi e Pavia e in futuro potrebbe allargare il numero degli utilizzatori di questo rifiuto speciale, in modo da avere una disponibilità variegata ed evitare crisi come nel 2009. La riuscita dell’operazione di potenziamento della raccolta differenziata eliminerebbe del tutto la possibilità di fare bruciare all’Enel il cdr, visto la quantità esigua di materiale con proprietà calorifere che verrebbe prodotta a Saliceti.
QUARTO passaggio importante, su cui dovrà lavorare l’Ato, sarà il coinvolgimento di tutti i Comuni nel mettere a punto una mappa delle aree degradate. Obiettivi: smaltire la frazione biostabilizzata e allungare i tempi della discarica di servizio.

Nessun commento:

Posta un commento