ACAM - Discariche esaurite,costi esorbitanti per smaltire i rifiuti
L’ALLARME IMMONDIZIA SCUOTE LA PROVINCIA
Da disinnescare entro fine anno la bomba della chiusura del ciclo di smaltimento. «Dieci milioni in più l’aggravio per i cittadini»
Fonte: valdimagranews.it
di MANRICO PARMA
IL RISCHIO di un’emergenza rifiuti scuote la provincia. Resta da disinnescare la bomba della chiusura del ciclo di smaltimento. Manca all’appello una discarica di servizio. Acam, in crisi finanziaria, non ha abbastanza risorse per ampliare il sito delle Gronde a Bonassola. Valbosca, sulle colline della città, ha esaurito. Impraticabile l’ipotesi di Rocchetta e Borghetto, in Val di Vara. Il gestore sta mettendo a punto un progetto che prevede di rispolverare Saturnia, sulle alture di Pagliari. Il piano provinciale dei rifiuti aveva fissato come obiettivo l’autosufficienza. Ma la chiusura del ciclo rifiuti è in alto mare. Entro fine anno bisognerà decidere. Oltre a essere stato una delle cause della grave crisi finanziaria dell’azienda partecipata di via Picco, la mancata individuazione di una soluzione allo smaltimento della spazzatura rappresenta anche un enorme aggravio di costi: per le famiglie e per le aziende, costretti dal 2004 a pagare nella tassa rifiuti gli «extra» derivanti dal trasporto per lo smaltimento dei rifiuti fuori provincia.
LA PROVINCIA della Spezia produce 136mila tonnellate all’anno di rifiuti solidi urbani. Di questi 33mila e 400 sono raccolti in modo differenziato, con una percentuale del 24 per cento, inferiore all’obiettivo fissato dal piano della Provincia che nel 2008 indicava una soglia del 48 per cento. L’attuale gestione dello smaltimento? A Boscalino funziona un impianto per la produzione di compost, la frazione umida dei rifiuti trattati. Il compost in parte viene utilizzato nei riempimenti stradali e in minima parte come fertilizzante in agricoltura, mentre il grosso va comunque in discarica. La parte non organica viene inviata all’impianto di Saliceti, in attività dall’inizio del 2009, che produce il cosiddetto cdr, combustibile da rifiuto. Il limite massimo di produzioni di cdr dell’impianto è di 90mila tonnellate l’anno. Questo dato unito al basso livello di raccolta differenziata comporta che attualmente la struttura del Piano di Vezzano, nuova di zecca, non è in grado di trattare tutte le 100mila tonnellate di rifiuti. Non essendo in funzione un sistema di smaltimento provinciale, il combustibile da rifiuto viene inviato in diversi impianti privati: a Isernia, Lodi e Peccioli. Notevole l’aggravio dei costi. «Secondo il piano finanziario, elaborato dalla Provincia nella progettazione di Saliceti, il costo di produzione e smaltimento di ogni tonnellata di cdr avrebbe dovuto essere di 49,5 euro a tonnellata. Attualmente il trasporto fuori provincia costa 153,37 euro a tonnellata», ha tuonato ieri Giacomo Gatti nel corso del convegno pdl «Acam e rifiuti - Spezia cenerentola d’Italia». Le due discariche di servizio — Bonassola (Le Gronde) e Valbosca (La Spezia), quest’ultima riaperta nel 2008 per far fronte all’emergenza — hanno esaurito la loro capienza. La Provincia e il Comune hanno dovuto accordarsi di corsa con la Provincia di Genova e la Regione per spostare 22mila tonnellate di rifiuti (8mila di spazzatura, 12mila di residuo del cdr e 2mila di ingombranti) nella discarica genovese di Scarpino. Nella stessa delibera si impone anche all’ Ambito dei rifiuti, organismo che prenderà vita a giorni, di individuare entro la fine del 2009 un nuovo sito di discarica in ambito provinciale. Come detto Acam sta valutando l’ipotesi di riaprire Saturnia, attualmente destinata alle ceneri della centrale Enel. Per il 2010, comunque, l’accordo con Genova prevede, qualora non si riesca a mettere in funzione una discarica spezzina, di utilizzare il sito di Scarpino. L’eventuale entrata in funzione di Saturnia passerebbe attraverso una modifica del piano provinciale dei rifiuti approvato nel marzo 2003, pratica non certo indolore. Scartate invece le ipotesi alternative di discarica nei siti di Rocchetta e di Borghetto, previsti dal piano di smaltimenti. Il motivo: la mancanza di risorse per renderli praticabili.
SIAMO o non siamo in emergenza rifiuti? Giacomo Gatti (nel tondo), promotore del convegno pdl di ieri in sala Dante, ha attaccato: «Spezia oggi si trova oggettivamente in emergenza perchè non ha più nemmeno un impianto sul suo territorio per lo smaltimento dei rifiuti. Una situazione assurda che costa circa 10milioni di euro in più all’anno agli spezzini e che è il frutto di quindici anni di mancate scelte da parte delle amministrazione di centrosinistra». C’è il rischio di vedere la spazzatura in mezzo alla strada? «No — ha risposto Gatti — solo perchè i nostri amministratori scaricano sulle tasche dei cittadini costi esorbitanti per fare fare alla nostra spazzatura il giro di mezza Italia». Soluzioni? «In democrazia le proposte spettano alla maggioranza. Noi siamo pronti a confrontarci e condividere tutte le soluzioni serie e concrete in grado di risolvere il problema a costi minori per i cittadini». Tipo? «Penso a un termovalorizzatore di ultima generazione, all’ipotesi Enel o a tutte le altre prospettive che utilizzino le più moderne tecnologie». Compresa la raccolta differenziata spinta? «E’ una pura utopia arrivare al 70 per cento di differenziata. I costi sarebbero per i cittadini. La soglia ottimale è il 40-45 per cento. Il resto dei rifiuti deve essere bruciato come succede in tutte le realtà avanzate, compresa l’Emilia che ha 10 termovalorizzatori attivi. La salvezza di Acam passa principalmente attraverso la definitiva scelta sulla chiusura del ciclo dei rifiuti della provincia».
L’ALLARME IMMONDIZIA SCUOTE LA PROVINCIA
Da disinnescare entro fine anno la bomba della chiusura del ciclo di smaltimento. «Dieci milioni in più l’aggravio per i cittadini»
Fonte: valdimagranews.it
di MANRICO PARMA
IL RISCHIO di un’emergenza rifiuti scuote la provincia. Resta da disinnescare la bomba della chiusura del ciclo di smaltimento. Manca all’appello una discarica di servizio. Acam, in crisi finanziaria, non ha abbastanza risorse per ampliare il sito delle Gronde a Bonassola. Valbosca, sulle colline della città, ha esaurito. Impraticabile l’ipotesi di Rocchetta e Borghetto, in Val di Vara. Il gestore sta mettendo a punto un progetto che prevede di rispolverare Saturnia, sulle alture di Pagliari. Il piano provinciale dei rifiuti aveva fissato come obiettivo l’autosufficienza. Ma la chiusura del ciclo rifiuti è in alto mare. Entro fine anno bisognerà decidere. Oltre a essere stato una delle cause della grave crisi finanziaria dell’azienda partecipata di via Picco, la mancata individuazione di una soluzione allo smaltimento della spazzatura rappresenta anche un enorme aggravio di costi: per le famiglie e per le aziende, costretti dal 2004 a pagare nella tassa rifiuti gli «extra» derivanti dal trasporto per lo smaltimento dei rifiuti fuori provincia.
LA PROVINCIA della Spezia produce 136mila tonnellate all’anno di rifiuti solidi urbani. Di questi 33mila e 400 sono raccolti in modo differenziato, con una percentuale del 24 per cento, inferiore all’obiettivo fissato dal piano della Provincia che nel 2008 indicava una soglia del 48 per cento. L’attuale gestione dello smaltimento? A Boscalino funziona un impianto per la produzione di compost, la frazione umida dei rifiuti trattati. Il compost in parte viene utilizzato nei riempimenti stradali e in minima parte come fertilizzante in agricoltura, mentre il grosso va comunque in discarica. La parte non organica viene inviata all’impianto di Saliceti, in attività dall’inizio del 2009, che produce il cosiddetto cdr, combustibile da rifiuto. Il limite massimo di produzioni di cdr dell’impianto è di 90mila tonnellate l’anno. Questo dato unito al basso livello di raccolta differenziata comporta che attualmente la struttura del Piano di Vezzano, nuova di zecca, non è in grado di trattare tutte le 100mila tonnellate di rifiuti. Non essendo in funzione un sistema di smaltimento provinciale, il combustibile da rifiuto viene inviato in diversi impianti privati: a Isernia, Lodi e Peccioli. Notevole l’aggravio dei costi. «Secondo il piano finanziario, elaborato dalla Provincia nella progettazione di Saliceti, il costo di produzione e smaltimento di ogni tonnellata di cdr avrebbe dovuto essere di 49,5 euro a tonnellata. Attualmente il trasporto fuori provincia costa 153,37 euro a tonnellata», ha tuonato ieri Giacomo Gatti nel corso del convegno pdl «Acam e rifiuti - Spezia cenerentola d’Italia». Le due discariche di servizio — Bonassola (Le Gronde) e Valbosca (La Spezia), quest’ultima riaperta nel 2008 per far fronte all’emergenza — hanno esaurito la loro capienza. La Provincia e il Comune hanno dovuto accordarsi di corsa con la Provincia di Genova e la Regione per spostare 22mila tonnellate di rifiuti (8mila di spazzatura, 12mila di residuo del cdr e 2mila di ingombranti) nella discarica genovese di Scarpino. Nella stessa delibera si impone anche all’ Ambito dei rifiuti, organismo che prenderà vita a giorni, di individuare entro la fine del 2009 un nuovo sito di discarica in ambito provinciale. Come detto Acam sta valutando l’ipotesi di riaprire Saturnia, attualmente destinata alle ceneri della centrale Enel. Per il 2010, comunque, l’accordo con Genova prevede, qualora non si riesca a mettere in funzione una discarica spezzina, di utilizzare il sito di Scarpino. L’eventuale entrata in funzione di Saturnia passerebbe attraverso una modifica del piano provinciale dei rifiuti approvato nel marzo 2003, pratica non certo indolore. Scartate invece le ipotesi alternative di discarica nei siti di Rocchetta e di Borghetto, previsti dal piano di smaltimenti. Il motivo: la mancanza di risorse per renderli praticabili.
SIAMO o non siamo in emergenza rifiuti? Giacomo Gatti (nel tondo), promotore del convegno pdl di ieri in sala Dante, ha attaccato: «Spezia oggi si trova oggettivamente in emergenza perchè non ha più nemmeno un impianto sul suo territorio per lo smaltimento dei rifiuti. Una situazione assurda che costa circa 10milioni di euro in più all’anno agli spezzini e che è il frutto di quindici anni di mancate scelte da parte delle amministrazione di centrosinistra». C’è il rischio di vedere la spazzatura in mezzo alla strada? «No — ha risposto Gatti — solo perchè i nostri amministratori scaricano sulle tasche dei cittadini costi esorbitanti per fare fare alla nostra spazzatura il giro di mezza Italia». Soluzioni? «In democrazia le proposte spettano alla maggioranza. Noi siamo pronti a confrontarci e condividere tutte le soluzioni serie e concrete in grado di risolvere il problema a costi minori per i cittadini». Tipo? «Penso a un termovalorizzatore di ultima generazione, all’ipotesi Enel o a tutte le altre prospettive che utilizzino le più moderne tecnologie». Compresa la raccolta differenziata spinta? «E’ una pura utopia arrivare al 70 per cento di differenziata. I costi sarebbero per i cittadini. La soglia ottimale è il 40-45 per cento. Il resto dei rifiuti deve essere bruciato come succede in tutte le realtà avanzate, compresa l’Emilia che ha 10 termovalorizzatori attivi. La salvezza di Acam passa principalmente attraverso la definitiva scelta sulla chiusura del ciclo dei rifiuti della provincia».
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